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Emissioni navali: l’industria propone fondo da 5mld per la decarbonizzazione

L’International Chamber of Shipping suggerisce la creazione di un fondo di ricerca, finanziato dagli operatori mondiali, per sviluppare la nuova generazione di navi a zero CO2 e raggiungere gli obiettivi ONU di riduzione delle emissioni

emissioni navali
Foto di Erich Westendarp da Pixabay

Nella lotta alle emissioni navali l’ICS avanza l’ipotesi di un Comitato internazionale per la ricerca e lo sviluppo marittimo

(Rinnovabili.t) – Cinque miliardi di dollari per accelerare l’innovazione tecnologica finalizzata alla riduzione delle emissioni navali. Questo quanto propone oggi l’International Chamber of Shipping (ICS), la principale associazione commerciale internazionale dell’industria navale, organo di rappresentanza per armatori e operatori mercantili. L’idea fa in realtà parte di un piano più ampio, atto a realizzare il primo programma collaborativo di ricerca e sviluppo nel comparto, con l’esplicito obiettivo di aiutare il trasporto su acqua a tagliare le proprie emissioni di gas serra nel medio e lungo termine. 

Il settore navale è attualmente responsabile di circa il 90 percento del commercio globale, un traffico a cui si associa il 2 percento delle emissioni antropogeniche di CO2 a livello globale. “Per raggiungere gli obiettivi dell’accordo sul clima di Parigi, la rapida decarbonizzazione è vitale, anche per le spedizioni internazionali”, scrive in una nota stampa l’associazione ricordando anche gli obiettivi imposti al comparto, lo scorso anno, dall’Organizzazione marittima internazionale dell’Onu (IMO).  

 

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Questo target comprende un taglio dei gas serra di almeno il 50 per cento entro il 2050, indipendentemente dalla crescita degli scambi commerciali, per raggiungere la piena decarbonizzazione poco dopo. Ma per un’industria come quella marittima, a cui in passato sono stati chiesti sforzi inconsistenti sul fronte climatico, la strada si presenta decisamente in salita. Per raggiungere i tagli della CO2 stabiliti dall’IMO, spiega l’ICS, “occorrerà implementare nuove tecnologie e sistemi di propulsione a zero emissioni di carbonio come ammoniaca e idrogeno verdi, celle a combustibile, batterie e carburanti sintetici prodotti da fonti energetiche rinnovabili. Questi non esistono ancora in una forma o scala che può essere applicata alle grandi navi commerciali, in particolare quelle impegnate in viaggi transoceanici e che attualmente dipendono dai combustibili fossili”.

 

La proposta dell’industria prevede di istituire un Comitato internazionale per la ricerca e lo sviluppo marittimo (IMRB), un’organizzazione non governativa di R&S sotto la supervisione degli Stati membri dell’IMO. L’IMRB sarà finanziato dalle stesse compagnie di navigazione a livello mondiale tramite un contributo obbligatorio di 2 dollari per tonnellata di combustibile marittimo acquistato, per un periodo complessivo di 10 anni. I 5 miliardi di dollari che dovrebbero saltar fuori dalla raccolta dei contributi, saranno dedicati a finanziare l’ideazione, la progettazione e la sperimentazione di nuove tecnologie carbon neutral e per rendere le navi a zero CO2 un’opzione commercialmente valida entro un decennio.

 

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