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El Niño è passato, il mondo si lecca le ferite

Ha gettato sul lastrico decine di milioni di persone, ma ora El Niño se n’è andato. L’agricoltura è sull’orlo del collasso in numerosi Stati

El Niño è passato il mondo si lecca le ferite

 

(Rinnovabili.it) – Dietro di sé ha lasciato una scia di morte e devastazione, ha messo in ginocchio intere nazioni e mandato in crisi 60 milioni di persone in tutto il mondo. Ma El Niño, finalmente, sembra essere andato via. Lo ha detto l’Australian Bureau of Meteorology (BOM), dichiarando che gli indicatori climatici associati alla presenza del fenomeno sono tornati a livelli neutrali.

El Niño è una teleconnessione atmosferica, cioè di una contemporanea variazione di pressione e temperatura nell’atmosfera e nell’oceano tale da presentare una correlazione statistica. Al riscaldamento delle correnti del Pacifico centro-orientale, sale la pressione atmosferica in quello centro-occidentale. A seguito delle sue manifestazioni, in alcune regioni del mondo si intensificano inondazioni, siccità e altre perturbazioni.

Le alluvioni, nel 2015 hanno colpito soprattutto Cile, Perù e Bolivia, mentre la siccità ha strozzato Australia, Asia e Africa meridionale, dove l’agricoltura versa in una crisi di cui non si vede la fine. Le coltivazioni di riso nel Sudest Asiatico, i campi di cacao nel Ghana, le piantagioni di caffè in Indonesia e di canna da zucchero in Thailandia sono stati disseccati dall’ondata di caldo. Le temperature insostenibili hanno anche avuto impatti sulla salute: secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) dovrebbero durare per tutto quest’anno. Ad esempio, è cresciuto il fenomeno della malnutrizione, particolarmente pericoloso per i bambini, senza contare le malattie respiratorie o le patologie causate dall’acqua contaminata o dagli insetti (malaria, zika, dengue).

 

El Niño è passato il mondo si lecca le ferite 2Non è colpa di El Niño, tuttavia, se il 2015 è stato l’anno più caldo di sempre. Il fenomeno, sebbene sia stato il più intenso degli ultimi 20 anni, ha contribuito in minima parte all’innalzamento delle temperature medie globali. A fare la parte del leone è stato il cambiamento climatico innescato dall’uomo, che non può sfuggire alle crescenti responsabilità per il degrado degli ecosistemi.

Ora i climatologi attendono l’arrivo della Niña, il fenomeno opposto che provoca un raffreddamento della fascia centro-orientale del Pacifico, con un calo delle temperature di 3-5 °C rispetto alla media. I suoi effetti si avvertono soprattutto in Nord America. Tuttavia, l’azione calmierante della Niña non sarà sufficiente a fermare i trend di crescita del riscaldamento globale. Al 99%, secondo la NASA, il 2016 sarà più caldo ancora del 2015.