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Effetto serra? “Colpa” dei ghiacciai polari

Diversi studi scientifici hanno osservato l'immissione di grandi quantità di metano prodotte dallo scioglimento dei ghiacci artici

scioglimento ghiacciai

L’allarme degli studiosi: dai ghiacciai in scioglimento una potenziale fonte di gas serra

(Rinnovabili.it) – I ghiacciai delle zone artiche producono gas che alimentano l’effetto serra. A sostenere la controversa tesi sono diversi studi recenti che hanno osservato il rilascio nell’atmosfera di massicce quantità di metano proveniente dallo scioglimento di grandi superfici ghiacciate.

Una sorta di beffa oltre il danno: acclarato il generale aumento delle temperature e il conseguente rischio per gli ambienti artici e antartici, i ricercatori hanno cominciato a investigare gli effetti collaterali del surriscaldamento di queste aree e hanno potuto osservare come siano gli stessi ghiacciai, uno volta avviato il processo di scioglimento, a contribuire significativamente all’immissione di gas metano nell’atmosfera.

 

Tre studi di recente pubblicazione, apparsi sulle riviste scientifiche ClimateWire lo scorso novembre e Nature pochi giorni fa, puntano l’attenzione su alcuni siti glaciali in scioglimento: il ghiacciaio Leverett in Islanda che nell’estate del 2015 rilasciò oltre 6 metri cubi di metano e il ghiacciaio Sólheimajökull in Groenlandia, arrivato a immettere nell’atmosfera fino a 40 metri cubi di metano al giorno. A questi due casi isolati di osservazione diretta, lo studio apparso sulla rivista Nature affianca numerosi altri episodi, non osservati direttamente, in cui prove scientifiche suggeriscono il medesimo processo. Una serie di indizi che ha portato a ipotizzare la vasta portata del fenomeno e a sollecitare la comunità scientifica nell’affrontare l’eventuale contributo dello scioglimento dei ghiacciai all’effetto serra.

Stando agli studi finora condotti, il metano contenuto nei ghiacciai sarebbe il sottoprodotto del metabolismo di alcuni microrganismi che si cibano di carbon fossile generato dalla decomposizione di piante o animali da secoli intrappolati nei ghiacci. Il metano così prodotto si dissolverebbe nell’acqua che, evaporando, ne rilascerebbe una parte nell’atmosfera.

 

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Come ovvio, il fenomeno di per sé è già noto: zone come il permafrost o il suolo ghiacciato delle aree sub artiche, più soggette ai cambiamenti stagionali, avevano già messo in guardia i ricercatori; ma la presenza di veri e propri “hot spot” come i ghiacciai polari capaci di emanare quantità tanto massicce di metano è una novità che gli autori dei recenti studi invitano a tenere in grande considerazione, a maggior ragione visto che le attuali ricerche si sono concentrate esclusivamente sulla calotta artica tralasciando, al momento, quella antartica dove da tempo sono state scoperte immense riserve di gas naturali intrappolati nella superficie ghiacciata.

“I risultati di queste ricerche – scrive in un commento la studiosa della NASA Lauren Andrews – sono un esempio di come i territori ghiacciati del nostro pianeta interagiscano con il resto del sistema Terra in maniera inaspettata e potenzialmente molto significativa”.