La Commissione europea ha chiesto al Belpaese di assicurare che le discariche operino in conformità delle norme dell'UE
(Rinnovabili.it) – La questione delle discariche illegali in Italia sembra non avere fine. Nonostante i progressi raggiunti fino ad oggi, sul territorio nazionale rimangono aperti ben 50 siti di gestione rifiuti non a norma.
Le regole a cui veniamo meno sono definite dall’Unione europea con la direttiva comunitaria 1999/31/CE che ha introdotto specifiche norme per prevenire ripercussioni negative delle discariche su salute umana, l’acqua, il suolo e l’atmosfera. Il provvedimento obbligava a chiudere entro il 16 luglio 2009 tutti i siti non conformi. Ma già nell’aprile 2007 l’Italia era stata dichiarata inadempiente nei confronti dell’applicazione di precedenti atti comunitari inerenti la gestione dei rifiuti pericolosi e le discariche.
Ma nell’ottobre del 2012 risultavano ancora “illegali” ben 255 discariche. Constatando il ritardo delle autorità italiane nell’adeguarsi alla decisione che ne chiedeva l’immediata bonifica, l’esecutivo europeo fece allora l’unica cosa possibile: si rivolse nuovamente ai giudici europei di Strasburgo.
La causa intentata contro di noi dall’Europa si è chiusa a dicembre 2014 con una sentenza che ci ha obbligato al pagamento di una somma forfettaria di 40 milioni di euro (già sborsati) e ad una penalità di ben 42 milioni e 800.000 euro per ogni semestre di ritardo che si registrerà nell’attuazione delle misure necessarie. Ecco perché ora l’esecutivo europeo vuole sapere dal governo italiano a che punto sia la situazione, e se siamo in grado o meno di assicurare che lo smaltimento e la gestione dei rifiuti presso le vecchie discariche avvengano in conformità con la legislazione dell’UE.
“Le informazioni più recenti di cui dispone la Commissione indicano che, a quasi sei anni dal termine ultimo per la chiusura, almeno 50 discariche in Italia sono ancora non conformi e avrebbero dovuto essere chiuse o adeguate alle norme richieste”, spiega Bruxelles in una nota stampa. “Almeno una delle discariche in questione contiene rifiuti pericolosi. Viene quindi inviato un ulteriore parere motivato”.
Adesso l’Italia ha due mesi di tempo per comunicare alla Commissione le misure adottate al fine di porre rimedio a tale situazione. In caso contrario, la Commissione ha facoltà di deferire tale Paese alla Corte di giustizia dell’UE.