Secondo gli esperti, il volume di abbattimento illegale di alberi in Russia è pari al 15-30% del volume totale. La corruzione delle autorità locali e la gestione statale aggravano la situazione per le sorti della foresta boreale russa.
Con i suoi 7900 kmq, la foresta di Cheremkhovsky è il paradiso del disboscamento illegale
(Rinnovabili.it) – Con i suoi 12 milioni di kmq, la Taiga è la più grande e tentacolare regione boschiva del mondo, che racchiude quasi 1/4 delle foreste del pianeta. Se l’Amazzonia – con i suoi incendi e il disboscamento – è protagonista sui media internazionali, la Taiga russa è spesso messa in disparte, pur dovendo affrontare le medesime minacce quotidiane: incendi e disboscamento, soprattutto illegale, guidato dalla domanda del più grande importatore di legno al mondo, la Cina.
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Come spiega Natalie Sauer nella sua inchiesta pubblicata su Climate Home, i divieti di disboscamento delle foreste cinesi hanno generato un’impennata della domanda di legname (legale e illegale) dai paesi vicini e circa 2/3 delle esportazioni di legname russo sono dirette al vicino cinese. Nessuno può dire con certezza quale sia la portata del disboscamento illegale in Russia, ma secondo WWF e Greenpeace è probabile che stia crescendo. L’Agenzia federale delle foreste russa stima che il disboscamento illegale sia dello 0,5-1% del volume totale. Tuttavia, gli stessi media russi hanno messo in luce l’incoerenza di questi dati rispetto alle entrate derivanti dai prodotti in legno. Esperti indipendenti lo collocano al 15-30% di tutto il volume di abbattimento.
Uno dei peggiori tassi di deforestazione si registra nell’area di Cheremkhovsky, Siberia, vicino alla città di Irkutsk e quasi al confine con la Mongolia, che copre circa 7900 kmq dell’enorme area boschiva della Taiga. Irkutsk è una delle regioni più povere della Russia e per molti suoi abitanti la silvicoltura e la raccolta delle bacche sono l’unica opportunità di lavoro.
Il distretto di Irkutsk è stato soprannominato dalla stampa locale un paradiso per la mafia della taiga. A giugno, il tribunale regionale ha condannato il ministro della silvicoltura regionale Serguey Sheverda per aver facilitato il disboscamento illegale indicando (falsamente) come malati circa 120 ettari di foresta nella riserva naturale di Tukolon. I danni sono stati stimati in 11,6 milioni di dollari. Nel corso del 2018, Sheverda ha firmato 440 accordi per eliminare foreste presumibilmente malate.
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Ma l’arresto del ministro è solo la piccola punta di un enorme iceberg, dovuto in massima parte a problemi di gestione. Infatti, mentre fino a qualche decennio fa esisteva una chiara distinzione tra gli organismi che sovrintendevano all’industria forestale e quelli alla conservazione, le riforme degli ultimi anni hanno offuscato quella differenza. Inoltre, all’inizio degli anni ’90 le finanze pubbliche destinate ai ranger sono diminuite drasticamente e lo Stato ha dato loro il permesso di guadagnarsi da vivere vendendo legname, un’attività che ha soppiantato la conservazione delle foreste come principale fonte di entrata. Un nuovo codice forestale nel 2007 ha aggravato la situazione trasferendo la responsabilità delle foreste da Mosca alle regioni.
Come se non bastasse, al disboscamento si sommano le crescenti inondazioni che si abbattono sulla regione, strettamente collegate alla sempre più preoccupante mancanza di alberi. Alla fine di giugno, inondazioni record hanno spazzato via il dipartimento di Tulun nella parte occidentale di Irkutsk, uccidendo 25 persone e causando perdite a 39.000 residenti.