E' emergenza ambientale in California dove la rottura di un oleodotto ha provocato lo sversamento in mare di 400mila litri di greggio, riaccendendo negli abitanti la paura provocata dal mega incidente di 50 anni fa
(Rinnovabili.it) – Una marea nera d’oltre 400mila litri di petrolio ha invaso Santa Barbara, in California. La causa, la rottura di un oleodotto della Plains All American Pipeline LP che per tre ore (da ieri a mezzogiorno – ora della California – fino all’intervento di chiusura della compagnia stessa) ha riversato sulle acque del parco statale di Refugio State Beach e non solo migliaia di litri di greggio. Non c’e’ ancora una stima dei danni all’ambiente, ma le dimensioni della macchia nera che ha raggiunto le coste di Santa Barbara sono davvero impressionanti: secondo i dati forniti dalla guardia costiera la chiazza di petrolio in mare si estende su una superficie di 15 km.
E mentre il Governatore della California, Jerry Brown, dichiara lo stato di emergenza nella contea, la US Coast Guard fa sapere di aver già schierato dozzine di navi per riassorbire l’olio e contenere l’avanzata della marea nera; sulle spiagge invece stanno già lavorando diversi gruppi di volontari per rimuovere catrame e petrolio da sabbia e scogli, ma le autorità locali hanno stimato un lavoro di pulizia che si protrarrà ininterrotto almeno per tre giorni.
Purtroppo la scena” regalata” agli abitanti dall’incidente non è nuova: quasi 50 anni fa, una rivolta su una piattaforma petrolifera offshore aveva provocato lo sversamento in mare di oltre 11 milioni di litri di petrolio nel Canale di Santa Barbara e devastato la costa, uccidendo migliaia di uccelli marini e galvanizzando il movimento ambientalista statunitense. Il ricordo di quanto accaduto è ancora vivo nella popolazione come spiega anche Linda Krop, capo del consiglio per la Difesa ambientale di Santa Barbara; per la Krop l’incidente deve essere interpretato come un severo monito dei rischi che rimangono per decenni, anche dopo la fuoriuscita di petrolio 1969, un incidente così “grave e così devastante che moltissima gente pensava che non vi sarebbero stati più impianti offshore di petrolio qui”. “La lezione continua il capo del consiglio – è che non importa quanto rigorose siano le norme e quanto avanzata sia la tecnologia, noi continueremo a subire perdite di petrolio”.
L’oleodotto era stato costruito nel 1991 ed era stato sottoposto a test di verifica solo qualche settimana fa. Darren Palmer, un funzionario della Plains All American Pipeline, ha dichiarato che l’azienda si assume la piena responsabilità dell’incidente e risarcirà i danni ambientali causati dalla perdita di petrolio nell’area.