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Sempre più grave il disastro ambientale della petroliera iraniana

Le chiazze di petrolio si stanno espandendo a vista d'occhio. Oggi il disastro ambientale copre più di 300 chilometri quadrati e può far strage di animali marini

disastro ambientale

 

Si tratta del disastro ambientale più grave dal 2010

 

(Rinnovabili.it) – Si complica il disastro ambientale causato dalla petroliera iraniana Sanchi lo scorso 6 gennaio, dopo una collisione con il mercantile Cf Crystal, registrato ad Hong Kong. La macchia di greggio raffinato, cui si somma il petrolio pesante utilizzato come combustibile dalla nave cisterna, si estende ormai per 330 chilometri quadrati nel Mar Cinese. Sono queste le ultime stime dell’Autorità marittima del paese che ha confermato la presenza di tre grandi chiazze più altre meno estese.

Ad oggi, inoltre, sono state ritrovate soltanto tre salme dei 32 marinai a bordo della Sanchi. Accanto a quella umana, cresce la probabilità di una tragedia ambientale: il tipo di petrolio leggero trasportato dalla Sanchi, che prende il nome di condensato, non forma una classica macchia liscia si disperde, ma è comunque altamente tossico per la vita marina e molto più difficile da separare dall’acqua. Il carico ammontava a quasi un milione di barili di petrolio, cioè 136 mila tonnellate. Sembra molto probabile che il condensato resterà in acqua per mesi, e vi sono rischi anche per la salute umana dal momento che può causare il cancro anche in basse concentrazioni.

 

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L’area in cui la nave è andata a fondo, inoltre, è un importante zona di riproduzione per specie come il calamaro indopacifico. Non solo: secondo Greenpeace qui vengono a svernare il pesce giallo e il granchio blu, tra gli altri animali, e alcuni mammiferi marini – come le megattere o le balene grigie – attraversano quest’area durante le migrazioni.

Si tratta fino ad ora della fuoriuscita di petrolio più importante dal 2010, quando l’esplosione e l’inabissamento della Deep Water Horizon hanno determinato una catastrofe ambientale sulle coste del Golfo del Messico. Ma oggi c’è una differenza: per la prima volta gli esperti si confrontano con l’inquinamento da condensato su così vasta scala, e non hanno ancora chiaro con precisione quanto potrà incidere sull’ecosistema e sull’uomo.