La Corte suprema di giustizia dell’Ontario fa esultare Amazon Defense Coalition, impegnata contro la big oil per i miliardi di litri di sostanze tossiche sversate per decenni nel paese
(Rinnovabili.it) – Una sentenza della Corte suprema di giustizia dell’Ontario fa esultare l’Ecuador, impegnato da anni in una lunga catena di processi contro il colosso del petrolio Chevron. La decisione del giudice Glenn Hainey, da un lato, dà ragione alla Big Oil praticamente su tutto, ma dall’altro lato permette ad Amazon Defense Coalition, l’organizzazione ecuadoregna che cerca giustizia per disastro ambientale, di smontare alcuni pilastri della difesa di Chevron e portarla di nuovo a processo.
La diatriba tra Ecuador e Chevron è ormai una vera e propria epopea e si gioca sempre di più in punta di diritto. Tutto inizia tra il 1964 e il 1992: la compagnia Texaco per decenni sversa miliardi di litri di liquidi tossici nella foresta pluviale del paese latinoamericano, dove le comunità indigene si approvvigionavano. I tassi di leucemia infantile e altri tumori schizzano alle stelle a causa del dumping. La Texaco viene poi acquisita da Chevron nel 2001, intanto l’Ecuador decide di chiedere danni e compensazioni per l’immane disastro ambientale.
Chevron accetta di essere giudicata nel paese, ma quando nel 2011 viene condannata a pagare 9 miliardi di dollari tira fuori l’asso dalla manica: i suoi asset nel paese non possono essere requisiti, perché il vero proprietario è Chevron Canada, non la “casa madre” riconosciuta colpevole nel processo.
L’Ecuador allora cita in giudizio la compagnia nelle sue diverse filiali: oltre al Canada, anche in Brasile, Argentina e Stati Uniti. Processi difficili che vedono l’Ecuador in grande difficoltà (nel frattempo, la compagnia ha citato in giudizio il paese per contratti non onorati, mettendolo ancora più sotto pressione). La difesa di Chevron cambia strategia: non nega i danni ambientali, ma sostiene che la sentenza che la obbliga a pagare sia stata ottenuta a suon di mazzette e corruzione, quindi non valida. E qui sta l’importanza della recente sentenza canadese.
La Corte, infatti, ha dato ragione a Chevron Canada: l’Ecuador non può chiedere soldi alla filiale canadese, perché non sarebbe responsabile per quanto commesso dalla società parente. Ma dall’altro lato, ha riconosciuto che la difesa del colosso fa acqua da tutte le parti, e quindi serve un nuovo processo. Questa volta in tribunale sarà chiamata però direttamente la Chevron “casa madre”: passaggio fondamentale, perché una vittoria dell’Ecuador potrebbe costringerla a pagare davvero. La cifra, intanto, è lievitata a 12 miliardi di dollari contando gli interessi accumulati.