Gli organizzatori della petizione Right2Water accolgono con delusione il testo varato dal Consiglio dei ministri dell'Ambiente europei su acqua potabile.
Nella proposta del Consiglio mancano vincoli legislativi e limiti alla privatizzazione dei servizi idrici
(Rinnovabili.it) – “I ministri riuniti il 5 marzo nel Consiglio europeo per l’Ambiente hanno adottato una versione deludente e molto ‘slavata’ del nostro testo per la Direttiva sull’Acqua Potabile“: questa la reazione con cui il comitato Right2Water, promotore di una raccolta di firme per inserire il diritto fondamentale d’accesso all’acqua potabile nella legislazione comunitaria, ha accolto il documento prodotto dai Ministri dell’Ambiente dei 26 Paesi membri riuniti a Bruxelles.
Secondo gli organizzatori della petizione, che nel 2012 raccolse oltre 1,8 milioni di firme, il testo adottato dal Consiglio sarebbe troppo vago e non porrebbe nessun vincolo legislativo agli Stati membri per incentivare azioni che garantiscano l’accesso ad acqua potabile, pulita e sicura a chiunque, in linea con una recente delibera delle Nazioni Unite.
“I nostri governanti ci hanno lasciato a terra – ha commentato il Segretario Generale della European Public Service Unions, Jan Willem Goudriaan – I cittadini europei si aspettavano un riconoscimento univoco del Right2Water nella legislazione europea. Il Consiglio europeo non si è dimostrato capace di soddisfare questa aspettativa nonostante le promesse del Pilastro europeo dei Diritti Sociali di migliorare i servizi pubblici come l’acqua potabile. Spetterà ora agl’eurodeputati prendere in mano la situazione”.
Oltre gli obblighi legislativi riguardo la creazione di un Diritto all’acqua potabile, nel testo adottato dal Consiglio sembrano mancare i vincoli per limitare la privatizzazione dei servizi idrici, uno dei punti determinanti per il successo della petizione Right2Water.
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L’approccio generale adottato dai Ministri dell’Ambiente, si concentra maggiormente nel rafforzare gli standard di qualità delle acque potabili, rimaneggiando la lista di agenti chimici ammessi e vietati, in particolare nell’ottica di prevenire il rischio di Legionella. Misure concrete e indicazioni stringenti sono dedicate anche al monitoraggio della qualità delle acque e alla necessità di informare cittadini e istituzioni riguardo situazioni di rischio.
In questi termini, la proposta del Consiglio attenua di molto quanto espresso dal Parlamento europeo che a settembre 2015 aveva accolto le istanze del movimento Right2Water, la prima European Citizens Initiative a raggiungere grandi cifre di partecipazione, per includere il Diritto umano all’acqua potabile nella legislazione comunitaria e per contrastare la privatizzazione dei servizi idrici ed escluderli dai negoziati sul TTIP, l’accordo di libero scambio tra Ue e Stati Uniti.
La palla ora passa al Parlamento europeo che dovrà decidere se accogliere la proposta del Consiglio.
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