Roma, proprio come Berlino, è contraria alla creazione di una autorità europea di controllo sui test delle emissioni. E rifiuta anche che i risultati vengano sottoposti a peer-review
(Rinnovabili.it) – Lunedì prossimo gli stati membri dell’UE si riuniranno a Bruxelles per discutere di un sistema europeo di test sulle emissioni. Un passo di cui si è parlato molto in questi ultimi mesi, che dovrebbe mettere definitivamente la parola fine agli scandali sui test truccati e appianare le divergenze. Questo, almeno, nelle migliori intenzioni. Ma l’incontro avviene in un periodo in cui gli strascichi del dieselgate continuano a tenere banco, con un balletto di accuse incrociate tra le capitali europee.
All’ordine del giorno nel meeting del 20 febbraio, dopo la presentazione di un progress report da parte di Malta, che ha la presidenza di turno, figurano la possibilità di introdurre test a livello UE sui veicoli già in uso e l’implementazione di controlli europei sulle diverse autorità nazionali. Temi più che sensibili. Attualmente, ciascuna autorità nazionale ha il compito di eseguire i test sulle case automobilistiche di bandiera. La Fiat, ad esempio, viene controllata dall’Italia, la Volkswagen dalla Germania e così via. Proprio su questo punto si è sviluppata l’ultima diatriba tra Germania e Italia, appena un mese fa, con Berlino che ha accusato Roma di aver fatto carte false per proteggere Fiat e il ministro Calenda che ha replicato secco: “Pensino a Volkswagen”.
No a controlli a livello europeo
Difficile credere che l’incontro di lunedì si svolgerà con toni distensivi. Quali sono esattamente le posizioni dei paesi membri sulle nuove proposte di Bruxelles, che prevedono un controllo di una nuova agenzia ad hoc oppure della Commissione? Lo rivela un documento riservato, una sorta di sondaggio condotto dal Consiglio d’Europa, di cui ha preso visione in esclusiva ENDS Europe.
Germania, Italia e Svezia sono contrarie alla creazione di un organismo di controllo indipendente che impedisca un nuovo dieselgate. Stoccolma non vuole che l’UE obblighi gli stati a ripetere i test sui veicoli già in uso e suggerisce di istituzionalizzare il formato dell’incontro e usarlo per dirimere le controversie tra i paesi in via informale e scambiarsi informazioni. Francia e Spagna, al contrario, vorrebbero un monitoraggio europeo. Una posizione, quella francese, in realtà nota da tempo, ma non del tutto scontata visti i guai che sta passando Renault. Parigi appoggia una misura ancora più dura: dare potere alla Commissione di ritirare la licenza agli operatori che falliscono i test o non li svolgono secondo i requisiti minimi.
Il nodo dell’indipendenza dei test
Un altro punto di scontro è il modo in cui garantire l’indipendenza delle autorità nazionali. Francia, UK e Olanda sono a favore di rendere obbligatorio un processo di peer-review per i risultati dei test: non un’autorità sovranazionale in senso proprio, quindi, ma un controllo incrociato tra membri UE. Su questa posizione però non è assolutamente d’accordo la Svezia, e neppure l’Italia. Roma, anzi, afferma che la propria autorità nazionale è certamente indipendente, dal momento che risponde al ministero dei Trasporti. Una spiegazione che in realtà non garantisce affatto l’imparzialità: semmai, ribadisce l’indisponibilità italiana a cedere anche solo una fetta del controllo sui test sulle emissioni.