Lo scrive il nostro ministero dei Trasporti in una lettera di spiegazioni inviata al sito Euobserver: la sanzione oscilla tra gli 80 e i 318 euro. Intanto continua il braccio di ferro con la Germania
(Rinnovabili.it) – La cifra è 80 euro, ma per una volta il premier Matteo Renzi c’entra poco o nulla. C’entra invece la FCA di Marchionne, sotto torchio in Germania per lo scandalo dieselgate da cui si dichiara estranea. E c’entra anche il ministro dei Trasporti Graziano Del Rio, che solo un paio di settimane fa, al montare dell’ultima coda dello scandalo, era volato in gran fretta in Lussemburgo per chiarire di fronte ai suoi omologhi europei che i motori Fiat non presentano proprio “nessuna anomalia”.
Ammonta infatti alla cifra irrisoria di 80 euro la sanzione – ma forse sarebbe più corretto definirla un’amichevole pacca sulla spalla – che FCA potrebbe pagare all’Italia per lo scandalo emissioni. Tecnicamente sarebbe persino una sanzione amministrativa, il che significa che il versante italico del dieselgate non approderà mai nelle aule di un tribunale.
La lettera di Del Rio sul dieselgate
Lo rivela Euobserver, che ha raccolto l’informazione attraverso una “Freedom of Information Request” inoltrata al ministero di Del Rio. Dalla lettera di risposta si evince che la sanzione comminata dalle nostre autorità, nel caso Fiat (o qualsiasi altra casa automobilistica) sia ritenuta colpevole di aver installato un dispositivo per truccare le emissioni dei suoi veicoli, varia dagli 80 ai 318 euro. A meno che non sia rimasto qualche zero nella penna di Del Rio, è la multa più bassa nel panorama europeo e americano.
Il sito Euobserver riporta, ad ogni modo, che la lettera non è chiarissima su un punto: l’importo della sanzione è da intendere come 80 euro per ogni auto truccata, oppure 80 euro e basta? Anche nel primo caso, comunque, la cifra sarebbe ad una distanza siderale da quella prevista negli Usa, dove si va dai 3.750 ai 37.500$ per veicolo.
Volkswagen, all’origine dello scandalo, ha annunciato oggi che il patteggiamento con le autorità di Washington le costerà 15 miliardi di dollari, di cui 10 in risarcimenti ai proprietari di auto e 5 in investimenti per veicoli a emissioni zero e compensazioni per la CO2 emessa in modo fraudolento. E a Volkswagen, tutto sommato, è andata molto bene. A confronto, il “rischio” che sta correndo l’azienda di Marchionne è francamente ridicolo.
È scontro Italia-Germania
Come si è arrivati fino a questo punto? Lo scandalo dieselgate ha messo sul chi vive molti Stati europei, che hanno iniziato ad abbassare i limiti di multe e sanzioni, molti sotto la soglia dei 10mila euro. In questo contesto, a quanto è dato sapere fino ad ora, l’Italia e i suoi 80 euro sono comunque fanalino di coda. Eppure risale a non più tardi del 2007 l’accordo tra paesi membri dell’Ue per introdurre sanzioni “efficaci, proporzionate e dissuasive” per l’impiego di dispositivi per truccare le emissioni.
Sullo sfondo della vicenda che riguarda più da vicino Fiat, però, c’è anche uno scontro con la Germania. Sono le autorità tedesche che stanno indagando sull’azienda di Detroit e Torino. Il ministro dei Trasporti Alexander Dobrindt ha rivelato che in base ai dati in suo possesso le emissioni su strada, reali, delle auto Fiat, sono ben più alte di quelle certificate in fase di test.
Ma Fiat da quell’orecchio non ci sente e rifiuta l’autorità di Berlino: lo scorso maggio ha comunicato che se deve delle spiegazioni a qualcuno, questi è l’italiano Del Rio. Fatto sta che i fascicoli con i dati delle emissioni truccate passano il Brennero in direzione Roma, ma Del Rio – se mai li ha letti – continua a difendere Fiat a spada tratta: «Non risulta che il dispositivo a protezione del motore delle auto del Gruppo FCA non funzioni, né che abbia un funzionamento anomalo», ha ribattuto all’inizio di giugno.