“C’è un fallimento sistematico nella procedura di omologazione europea attuale”: la strigliata della commissaria UE all'Industria si scontra con l'immobilismo di Berlino e Roma
(Rinnovabili.it) – La sfuriata della commissaria UE all’Industria non ha spostato di una virgola la posizione di paesi come la Germania e l’Italia sul dieselgate. Di fronte ai ministri europei, Elzbieta Bienkowska ha giudicato inaccettabile il ritardo con cui si sta affrontando lo scandalo emissioni. La riunione di ieri doveva raccogliere il consenso degli stati all’istituzione di un sistema europeo per i test sulle emissioni, quegli stessi test in cui sono stati usati software truccati per anni. Ma il consenso non si è affatto materializzato.
Difendendo la proposta della Commissione – introdurre test a livello UE sui veicoli già in uso e implementare controlli europei sulle diverse autorità nazionali – Bienkowska ha sottolineato che “lo status quo non è un’opzione” e che ogni ulteriore ritardo è “un pessimo segnale per l’opinione pubblica”. Difficile darle torto, basta tenere sott’occhio un calendario.
Lo scandalo dieselgate è scoppiato in Europa alla fine del 2015, coinvolgendo prima Volkswagen e poi la grande maggioranza delle altre marche europee. La prima proposta di riforma avanzata dalla commissaria è di gennaio 2016. Proposta caduta nel vuoto per mesi. Solo nelle scorse settimane la commissione d’inchiesta sullo scandalo emissioni dell’Europarlamento ha votato una bozza di riforma, dopo che lo scorso dicembre aveva finalmente pubblicato il rapporto conclusivo delle sue indagini. Invece il Consiglio – il cui benestare è fondamentale – resta ancora bloccato dai veti e dalle tensioni tra i paesi membri.
La strigliata di Bienkowska, com’è facile intuire, non ha certo smosso nessuna delle capitali europee che fanno resistenza. Tutto ciò nonostante la commissaria sia stata più che esplicita: “C’è un fallimento sistematico nella procedura di omologazione europea attuale”, ha affermato per poi concludere che “non è affatto un sistema credibile”.
Tra i paesi che più si oppongono a una riforma dei test ci sono Germania e Italia. I cui delegati, al termine dell’incontro di ieri, si sono limitati a generici comunicati in cui affermano di supportare gli sforzi per “rinforzare” il sistema. Parole vuote, frutto di una strategia di resistenza passiva con cui nessuno intende opporsi esplicitamente alla riforma finché è in grado di ostacolarla sottobanco.
Ma le loro posizioni sono note. Berlino e Roma sono contrarie alla creazione di un organismo di controllo indipendente che impedisca un nuovo dieselgate. L’Italia non è neppure d’accordo con l’introduzione di una forma più soft di controllo delle diverse autorità nazionali – attualmente responsabili per l’omologazione – da effettuare tramite un processo di peer-review dei risultati dei test.