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Trasformare i rifiuti della desalinizzazione in nuove risorse

Dal MIT un nuovo approccio per convertire la salamoia prodotta gli impianti di dissalazione in sostanze chimiche utili

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Credit: MIT

 

L’approccio circolare può rendere la desalinizzazione più efficiente e sostenibile

(Rinnnovabili.it) – L’industria della desalinizzazione è in rapida crescita sulle coste delle regioni aride mondiali. Riuscire a ottenere acqua potabile dal mare significa poter a garantire sicurezza idrica e agricoltura in zone proibitive per entrambe. Ma esiste anche un’altra faccia della medaglia per questa tecnologia, di cui poco si parla: gli impianti di dissalazione producono enormi quantità di salamoia concentrata come prodotto di scarto. Il più delle volte la soluzione è smaltita scaricandola nuovamente in mare, con alti rischi di danno per l’ecosistema marino. Un recente studio ha calcolato che per produrre ogni giorno circa 95 milioni di m3 di acqua potabile, le oltre 16 mila centrali operanti nel mondo “scartano” circa 142 milioni di metri cubi di salamoia contaminata da sostanze tossiche come cloro e rame utilizzate durante il processo.

Senza contare che il processo richiede costosi sistemi di pompaggio che rappresentato un’ulteriore voce di spesa per l’industria.

 

Al MIT sono convinti di aver trovato una valida soluzione al problema. In un nuovo studio, un gruppo di scienziati mostra come attraverso un processo abbastanza semplice il materiale di scarto possa essere convertito in sostanze chimiche utili, incluse quelle in grado di rendere più efficiente il processo di desalinizzazione. L’approccio può essere utilizzato, ad esempio, per produrre idrossido di sodio, noto anche come soda caustica, utilizzato per pre-trattare l’acqua di mare che entra nell’impianto di desalinizzazione. Il composto cambia l’acidità dell’acqua e aiuta così a prevenire l’incrostazione delle membrane, una delle principali cause di malfunzionamento o guasto nelle centrali ad osmosi inversa. “L’industria della desalinizzazione ne usa un bel po’ (di idrossido di sodio)”, spiega lo scienziato Amit Kumar, tra gli autori dello studio. “Lo stanno comprando, spendendo soldi per averlo. Quindi, se puoi farlo in situ direttamente nell’impianto, potrebbe rappresentare un grande vantaggio”.

 

Un’altra sostanza chimica utilizzata dagli impianti di desalinizzazione e da molti altri processi industriali è l’acido cloridrico: anche questo può essere facilmente prodotto in loco dalla salamoia utilizzando metodi di lavorazione chimici consolidati. “Questa salamoia molto concentrata deve essere maneggiata con cura per proteggere la vita nell’oceano, rappresenta uno spreco di risorse e costa energia re-immetterla in mare”, aggiunge Kumar. “Lo sversamento di salamoia ecologicamente sicura è già attuabile con la tecnologia moderna, ma è molto meglio recuperare le risorse presenti e ridurre la quantità di soluzione salina rilasciata. Il concetto è descritto oggi nella rivista Nature Catalysis (link in inglese).

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About Author / Stefania Del Bianco

Giornalista scientifica. Da sempre appassionata di hi-tech e innovazione energetica, ha iniziato a collaborare alla testata fin dalle prime fasi progettuali, profilando le aziende di settore. Nel 2008 è entrata a far parte del team di redattori e nel 2011 è diventata coordinatrice di redazione. Negli anni ha curato anche la comunicazione e l'ufficio stampa di Rinnovabili.it. Oggi è Caporedattrice del quotidiano e, tra le altre cose, si occupa delle novità sulle rinnovabili, delle politiche energetiche e delle tematiche legate a tecnologie e mercato.