L’industria dell’olio di palma responsabile di deforestazione e roghi titanici, i cui fumi tossici hanno infettato i polmoni di mezzo milione di persone
(Rinnovabili.it) – Voli annullati, scuole chiuse anche nelle nazioni confinanti, 500 mila casi di infezione alle vie respiratorie, quasi 50 milioni di persone esposte a fumi tossici 24 ore al giorno. Un bilancio terrificante quello degli incendi boschivi legati alla deforestazione in Indonesia, tanto da valergli un’etichetta inquietante: quella di «crimine contro l’umanità di proporzioni straordinarie». Così li ha definiti Sutopo Puro Nugroho, portavoce della Meteorology, Climatology and Geophysics Agency (BMKG) indonesiana, sottolineando che i casi non registrati di malattia sarebbero molto più numerosi.
Decine di migliaia di ettari di foresta stanno bruciando da oltre due mesi a causa delle operazioni di disboscamento delle compagnie legate al commercio dell’olio di palma. Tagliare i grandi alberi e bruciare poi le sterpaglie o le piante più piccole è il modo più veloce per bonificare il terreno su cui dovranno sorgere le nuove piantagioni. L’Indonesia è il maggior produttore mondiale di olio di palma, un Paese in cui i roghi sono all’ordine del giorno e i fumi coprono come una cappa gran parte del territorio, spingendosi fino alla Malesia e a Singapore e minacciando la salute di decine di milioni di persone.
Soprattutto quest’anno, in cui la deforestazione selvaggia e gli incendi hanno agito in combutta con una stagione secca più lunga del solito, a causa dell’impatto di El Niño. La situazione è completamente fuori controllo: le emissioni giornaliere provocate dai roghi della foresta hanno superato le emissioni medie quotidiane degli Stati Uniti. Nelle zone più colpite di Sumatra e Kalimantan, i livelli di inquinanti dell’indice standard (PSI) toccano il tetto dei 2.000, quando la soglia di pericolo è 300.
A soffrire più di ogni altro sono gli animali che abitano le rigogliose foreste indonesiane: l’orango, in pochi anni, è divenuto una specie in via di estinzione a causa della devastazione guidata dall’industria. Gli incendi e il taglio delle piante costringono questi primati, e le numerose altre specie che popolano il territorio, a fuggire o a morire tra le fiamme.
Sei province indonesiane hanno dichiarato lo stato di emergenza. In tutta la regione la nube tossica levatasi dalle aree verdi dell’isola ha generato il caos: la vicina Singapore e la Malesia hanno chiuso le scuole, bloccato i voli, annullato eventi pubblici e boicottato i prodotti indonesiani. Il governo ha schierato decine di aerei, navi da guerra, elicotteri e 22 mila soldati per arrestare gli incendi. Fra meno di un mese l’Indonesia si presenterà alla Conferenza sul clima di Parigi con una colossale responsabilità sulle spalle, e una reputazione internazionale disintegrata.