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Deforestazione in Amazzonia: nei primi 15 giorni di luglio persi 1.000 km quadrati

I dati preliminari dell'Agenzia spaziale brasiliana parlano di un incremento del territorio disboscato nelle prime due settimane del mese pari a +68% rispetto all'intero luglio 2018.

deforestazione in AmazzoniaSecondo gli ambientalisti, la deforestazione in Amazzonia è alimentata dalla retorica pro agricoltori del Presidente brasiliano Jair Bolsonaro

 

(Rinnovabili.it) – Nei primi 15 giorni di luglio la deforestazione in Amazzonia ha superato i 1.000 chilometri quadrati: secondo le stime preliminari dell’Istituto Nazionale Brasiliano di Ricerca Spaziale (INPE), nelle prime due settimane di questo mese, la percentuale di foresta amazzonica perduta avrebbe già superato, e di gran lunga, il volume disboscato nell’interno luglio 2018.

 

L’incremento della prima metà di luglio (+68% rispetto all’intero mese nel 2018), segue quelli di maggio e giugno, quando la superficie disboscata toccò rispettivamente 739 e 920 chilometri quadrati, in netta crescita rispetto ai livelli raggiunti negli stessi periodi lo scorso anno.

Una tendenza alimentata, secondo gli ambientalisti brasiliani, dalla linea dettata dall’Amministrazione Bolsonaro, fin dal suo insediamento decisamente favorevole allo sfruttamento agricolo e industriale della foresta amazzonica.

 

I frequenti scontri con l’Agenzia di protezione ambientale brasiliana (Ibama), cui negli scorsi mesi è stato vietato di interagire con i media, e la messa in discussione dei diritti delle comunità indigene, uno dei principali deterrenti alla deforestazione in Amazzonia, avrebbero spinto agricoltori, compagnie di legname e d’estrazione a una nuova e decisa avanzata nell’entroterra della foresta pluviale.

 

Il Governo fornirà i dati ufficiale sulla deforestazione negli ultimi 12 mesi a fine luglio: le misurazioni governative si basano sia sul programma di monitoraggio dell’INPE che su quelli forniti da un altro servizio satellitare (PRODES), ma è comunque molto probabile che indicheranno una decisa crescita nella superficie di foresta amazzonica disboscata.

 

Recentemente l’Unione europea ha siglato un accordo per il libero mercato con il Brasile e gli altri Stati del blocco Mercosur (Argentina, Brasile, Paraguay, Uruguay e Venezuela, gli Stati membri; Bolivia Cile, Perù, Colombia ed Ecuador quelli associati): un patto che ha suscitato le proteste di produttori agricoli e Partiti ambientalisti di diversi Paesi Ue, tra cui l’Italia, preoccupati dell’apertura dei mercati europei alla concorrenza di alcuni dei maggiori fornitori di derrate alimentari del mondo, come appunto il Brasile.

 

Il testo varato dall’Ue prevede procedure formali di contenzioso a disposizione degli Stati membri qualora dovessero ritenere che il Brasile stia violando le disposizioni internazionali per attuare misure di contrasto del disboscamento illegale e del relativo commercio indotto.

Proprio la nuova crescita della deforestazione in Amazzonia, in larga parte illegale, potrebbe essere sfruttata dalle fazioni contrarie all’accordo di libero mercato tra Ue e Brasile per rallentarne se non addirittura bloccarne la ratifica.