Secondo l'Ong il drenaggio delle torbiere aumenterà degrado, subsidenza e rischio di incendi ben al di là dei confini delle concessioni, danneggiando le foreste rimanenti e la biodiversità
(Rinnovabili.it) – Ha drenato, bruciato e piantato sulle torbiere protette dalle leggi dell’Indonesia. È venuta meno a tutti gli impegni presi sulla sostenibilità del suo operato, persino in zone che aveva promesso di proteggere non più tardi del 2014. Dopo mesi di accuse e controaccuse tra la IOI, una delle principali compagnie del business dell’olio di palma con sede in Malesia, e la Tavola rotonda sull’olio di palma sostenibile (RSPO), organizzazione-ombrello che certifica il rispetto dell’ambiente lungo tutta la filiera del prodotto, adesso spuntano prove inconfutabili.
Le raccoglie Greenpeace in un report pubblicato oggi. L’area dove la IOI ha sconsideratamente continuato a estendere le sue piantagioni a scapito dell’ecosistema locale è il Ketapang, nella provincia indonesiana del West Kalimantan. È una regione di torbiere, che la legge nazionale protegge.
Ma il problema è che non esiste, di fatto, una mappa univoca di queste aree. Ne esistono tre a dire il vero, tutte diverse, ma Greenpeace sottolinea che nessuna di queste è davvero esaustiva. Esistono però aree ben delimitate, su cui ha operato la IOI, e rispetto alle quali la stessa multinazionale si era impegnata a promuovere il proprio business in modo sostenibile.
Le prime accuse risalgono ad alcuni mesi fa. La RSPO aveva messo nel mirino la IOI già lo scorso marzo, congelandone la certificazione di sostenibilità, proprio in base al sospetto che non avesse rispettato le promesse. Sospetto che la IOI ha sempre rispedito al mittente.
Ma adesso le immagini satellitari raccolte da Greenpeace non lasciano spazio a dubbi. Mostrano chiaramente i canali di drenaggio (il primo step per avviare una piantagione di palme da olio). Il problema è che le torbiere, seccando, sono più facilmente soggette a incendi. Una situazione di estremo pericolo, dato che il passaggio successivo è la deforestazione per rimpiazzare la selva con la piantagione industriale.
«Il drenaggio delle torbiere aumenterà degrado, subsidenza e rischio di incendi ben al di là dei confini delle concessioni, danneggiando le foreste rimanenti e la biodiversità – scrive Greenpeace – La degradazione della torba e gli incendi sono le principali fonti delle emissioni di CO2 dell’Indonesia».
Nel Ketapang si trovavano fino a poco tempo fa specie a rischio tra cui l’orango, la nasica e l’orso malese. Le foto del satellite evidenziano come circa un terzo dell’intera area sia bruciata nel corso del 2015.