L’Università del Maryland diffonde una ricerca basata su immagini satellitari secondo cui la deforestazione avrebbe subito un’accelerazione del 60%
(Rinnovabili.it) – Il tasso di deforestazione non è affatto calato, ma ai tropici ha subito un’accelerazione del 62% tra gli anni ’90 e gli anni 2000. Lo sostiene un nuovo studio della Università del Maryland, appena uscito sulla rivista Geophysical Research Letters, che contraddice clamorosamente le stime di IPCC e FAO. Dunque, per i ricercatori, l’ONU ha sbagliato. Per dimostrarlo, hanno utilizzato immagini satellitari, che mostrano il trend di riduzione delle foreste tropicali in 34 paesi, tra cui Brasile, Indonesia e Thailandia, che ospitano complessivamente l’80% della superficie forestale tropicale del mondo. Il Brasile guida la devastazione, secondo lo studio, mostrando un tasso di perdita forestale cresciuto del 33% nel periodo di tempo preso in esame.
Ma come è possibile una tale differenza con le stime delle Nazioni Unite? Secondo i ricercatori, le discrepanze nascono dal diverso sistema di misurazione: la ricerca condotta dall’Università del Maryland utilizza le rilevazioni satellitari per valutare l’estensione della copertura forestale nel corso del tempo, mentre l’ONU «per lo più utilizza dati forniti dagli Stati».
Che perciò – sembra di leggere tra le righe – riportano cifre false. Cifre sulle quali si fondano poi le politiche di adattamento al cambiamento climatico, e tutta la comunicazione sullo stato di salute del pianeta. Che a quanto pare, è nettamente peggiore di quello che abbiamo pensato fino ad oggi.
Una delle principali cause della deforestazione è la conversione di terreno forestale in terreno agricolo (l’esempio dell’olio di palma è solo uno dei tanti). Il tasso è cresciuto, suggerisce l’Università del Maryland, perché l’uomo possiede tecnologie più potenti e rapide per cancellare le foreste.
Ma i dati sono stati contestati da un alto funzionario della FAO, Kenneth MacDicken: «Misurare le foreste utilizzando immagini satellitari e dati raccolti a terra sono metodi entrambi validi – ha detto – ma confrontarli direttamente dovrebbe essere fatto con grande cautela. È come paragonare mele e arance».
L’opinione di MacDicken è che molte foreste tropicali o subtropicali sarebbero foreste secche, di cui è molto difficile misurare l’estensione utilizzando immagini satellitari, perché per gran parte dell’anno i loro alberi non hanno le foglie. Perciò non risultano come chiazze verdi nelle istantanee scattate dal cielo. Secondo la definizione internazionale sarebbero ancora da considerarsi “foreste”, ma il telerilevamento non ne individuerebbe la presenza.
Non è chiaro come, tuttavia, la risposta dell’ONU possa rappresentare una vera smentita. Le foreste secche, se prive di foglie, non aiutano granché nella cattura della CO2. Se anche il tasso di deforestazione riguardasse soltanto le foreste “verdi”, sarebbe comunque da suonare l’allarme rosso. Cosa aspettano le Nazioni Unite?