Rinnovabili • crisi climatica Rinnovabili • crisi climatica

La crisi climatica non esiste, la CO2 fa bene: la lettera dei negazionisti all’ONU

Un gruppo di 500 scienziati e lobbisti australiani ha scritto una lettera al Segretario Onu, Antonio Guterres, sostenendo tesi negazioniste smentite dalle evidenze scientifiche

crisi climatica
Credit: Takver (CC BY-SA 2.0)

 

 

Le bufale negazioniste di Clintel sulla crisi climatica smentite punto per punto

(Rinnovabili.it) – Un gruppo di 500 scienziati, imprenditori e lobbisti dell’industria energetica australiana ha inviato una lettera al Segretario dell’ONU, Antonio Guterres, sostenendo che non esiste al momento alcuna crisi climatica, che gli investimenti nelle fonti rinnovabili mettono a rischio la stabilità economica di intere nazioni e che l’aumento di CO2 nell’atmosfera non può essere altro che un bene per l’ambiente.

Il variopinto gruppo di negazionisti climatici, conosciuto con il nome di Clintel, comprende personaggi come Hugh Morgan, ex presidente del Business Council of Australia, Ian Plimer, direttore del progetto minerario Roy Hill Holdings di Gina Rinehart e Peter Ridd, ex scienziato della James Cook University, secondo cui i devastanti eventi di sbiancamento sulla Grande barriera corallina non sono guidati dai cambiamenti climatici.

 

Nella lettera indirizzata al Segretario ONU (testo in inglese), il gruppo Clintel sostiene che non esista alcuna crisi climatica: “Gli scienziati dovrebbero affrontare apertamente le incertezze e le esagerazioni nelle loro previsioni sul riscaldamento globale – si legge nel documento – mentre i politici dovrebbero spassionatamente contare i benefici reali così come i costi immaginati dell’adattamento al riscaldamento globale e i costi reali così come i benefici immaginati della mitigazione”.

Una posizione che vorrebbe contraddire quanto sostenuto ripetutamente dall’Intergovernmental Panel on Climate Change, il gruppo internazionale di esperti indipendenti secondo cui la crisi climatica non solo è innegabile, ma sta già cominciando a mostrare i propri effetti negativi nella quotidianità di milioni di persone in tutto il mondo.

 

La lettera del Clintel prosegue sostenendo che il riscaldamento globale sia semplice frutto dell’alternarsi di cicli naturali caldi e freddi e che non sia imputabile all’azione dell’uomo. Un’affermazione smentita da svariati studi scientifici: in particolare, una ricerca di lungo periodo pubblicata sulla rivista Nature Climate Change spiega come la responsabilità umana nell’innalzamento delle temperature avrebbe un livello di certezza pari a 5-sigma (lo stesso usato nel 2012 per certificare l’esistenza del bosone di Higgs) ovvero ci sarebbe solo una possibilità su un milione che la causa del cambiamento climatico sia attribuibile ad altri fattori invece che alle emissioni di gas serra dovute all’uomo.

 

Ancora, il documento sostiene che il riscaldamento globale stia procedendo più lentamente rispetto a quanto previsto dai modelli climatici. Un’altra posizione in antitesi rispetto a quanto sostengono i più recenti studi di settore che, al contrario, hanno portato a una revisione dei modelli climatici per rispondere all’accelerazione osservata nel trend di riscaldamento globale che potrebbe portare a un incremento delle temperature fino a 7°C entro il 2100.

 

La lettera sostiene l’assenza di correlazione tra eventi climatici estremi e cambiamento climatico, tuttavia solo pochi mesi fa, la World Meteorological Organization aveva pubblicato un lungo report in cui dimostrava il contrario e spiegava come nel solo 2018 oltre 62 milioni di persone fossero state esposte a eventi climatici catastrofici in buona parte esacerbati dal riscaldamento globale e dal cambiamento del clima.

 

Infine la ricorrente assunzione negazionista secondo cui l’aumento di CO2 nell’atmosfera significhi maggiore nutrimento per piante e alberi di tutto il Pianeta e quindi un sostanziale beneficio per la biosfera. Anche in questo caso, è possibile citare numerose ricerche scientifiche che smentiscono la tesi del Clintel: un recente studio della Cambridge University, spiega come l’aumento di CO2 si traduca in un’iniziale accelerazione della crescita delle piante, ma anche in una durata di vita più breve. Il risultato sul lungo periodo è una riduzione della capacità di assorbimento della CO2 da parte di alberi e foreste che alimenta ulteriormente l’aumento dell’anidride carbonica nell’atmosfera.

 

Uno strampalato tentativo di contraddire le evidenze scientifiche senza argomentare le proprie posizioni che scredita la lettera dei lobbisti del Clintel: la crisi climatica, infatti, c’è e si fa sempre più manifesta come sostiene proprio l’IPCC, i cui report, sono stati recentemente accettati dalla comunità politica internazionale come “la miglior scienza attualmente disponibile”.