Dopo due mesi dal deludente Summit di New York, la vera e propria Conferenza delle parti dovrà affrontare temi scottanti, riguardanti soprattutto le sorti dell'economia mondiale. Tra tutti, la definizione delle regole del Mercato del carbonio e l'individuazione di un accordo sul Fondo Globale per il Clima sembrano essere le questioni più delicate.
Secondo gli esperti, quella della COP25 sarà una delle contrattazioni politiche più difficili mai avvenuta tra i vertici ONU.
(Rinnovabili.it) – La COP25 è appena iniziata e, con essa, l’attesa e le aspettative su quali strade i leader del mondo sceglieranno di prendere contro la lotta ai cambiamenti climatici e al riscaldamento globale. Ma cosa ci si può realisticamente aspettare dal vertice sul Clima di Madrid?
Le puntate precedenti
La COP25 segue di circa due mesi il Climate Action Summit di New York, l’iniziativa attraverso cui il segretario generale dell’ONU, Antònio Guterres, ha cercato di convogliare l’attenzione della comunità internazionale sull’emergenza climatica, accelerando le azioni dei governi. A settembre, la scelta di “anticipare” la COP25, mettendo sotto scrutinio gli sforzi messi campo dai paesi, è stata dettata dal precipitare degli eventi: gli ultimi dati sul riscaldamento globale dell’IPCC, infatti, mostravano e mostrano una preoccupante accelerazione degli impatti.
Il Climate Action Summit, però, si è concluso con pochi fatti e senza che nessun paese “grande inquinatore” (Cina, India, Stati Uniti) abbia modificato in modo determinante e sostanziale i suoi Contributi determinati a livello nazionale (NDC), vale a dire le azioni che, in base all’accordo di Parigi, dovrebbero essere messe in campo per ridurre le emissioni, favorendo adattamento e mitigazione.
Il vertice di settembre, tuttavia, è servito da trampolino di lancio per le scadenze cruciali del 2020 stabilite dall’accordo di Parigi e, sebbene le grandi potenze economiche non abbiano dato prova di un impegno efficace, oltre settanta paesi si sono impegnati per ridurre le emissioni di carbonio entro il 2050 e i piccoli stati insulari si sono impegnati per raggiungere la neutralità climatica e ottenere il 100% di energia rinnovabile entro il 2030. A differenza dell’incontro newyorkese, la COP25 è la vera e propria Conferenza delle Parti delle Nazioni Unite, durante la quale i paesi dovranno dimostrare che l’accordo di Parigi è in fase di attuazione.
Un po’ di storia
La Conferenza delle Parti nasce nella cornice del UNFCCC, la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici, un documento firmato al Vertice della Terra del 1992 a Rio de Janeiro, in Brasile, in cui le nazioni hanno decide di stabilizzare le concentrazioni di gas a effetto serra nell’atmosfera. Oggi 197 paesi sono le parti del trattato e ogni anno, da quando il trattato è entrato in vigore nel 1994, si è tenuta una “conferenza delle parti”, o COP, per discutere su come andare avanti.
Poiché l’UNFCCC aveva limiti non vincolanti sulle emissioni di gas a effetto serra per i singoli paesi e nessun meccanismo di applicazione, durante le recenti COP sono state negoziate varie estensioni di questo trattato, incluso l’ultimo accordo di Parigi, adottato nel 2015, in cui tutti i paesi hanno deciso di intervenire intensificando gli sforzi per limitare il riscaldamento globale, aumentato sostanzialmente dal periodo della rivoluzione industriale.
La COP25 è la COP finale prima di entrare nell’anno decisivo del 2020, deadline per la presentazione da parte delle nazioni dei nuovi piani d’azione per il clima, allo scopo di raggiungere i principali obiettivi climatici: ridurre le emissioni del 45% entro il 2030, raggiungere la neutralità climatica entro il 2050 e stabilizzare l’innalzamento della temperatura globale a 1,5 ° C entro la fine del secolo.
I temi caldi
Per queste ragioni, è plausibile aspettarsi che alcuni temi avranno maggiore rilievo di altri sul tavolo dei negoziati delle Nazioni Unite. Nello specifico, i temi più scottanti riguarderanno 1) il rafforzamento degli impegni dei piani climatici (NDC) per tagliare la CO2, 2) la definizione delle regole del Mercato del carbonio, in cui si dovranno decidere i criteri dello scambio di compensazioni utilizzati dai paesi e dalle grandi imprese, 3) la definizione di un accordo per aiutare i paesi vulnerabili a far fronte agli impatti climatici, 4) capire come utilizzare le raccomandazioni contenute negli ultimi rapporti su agricoltura e oceani dell’IPCC.
Si tratta di temi estremamente sensibili, soprattutto perché sottendono, di fatto, un forte ripensamento dell’attuale modello economico e mettono a dura prova le posizioni raggiunte da ciascun paese (specie quanto si parla di grandi potenze economiche) sul mercato internazionale, con evidenti conseguenze sociali e in termini di sicurezza energetica. Per questo motivo, gli esperti avvertono che quella della COP25 sarà una delle contrattazioni politiche più difficili tra i vertici ONU, specie rispetto al tema del Mercato del carbonio. Le decisioni prese durante il vertice ONU dovranno poi convogliare nella cosiddetta Action agenda, l’unico strumento con cui gli altri attori economici e istituzionali diversi dagli Stati (aziende, città e regioni) possono impegnarsi formalmente con i paesi dell’UNFCCC.