I negoziati Onu sui cambiamenti climatici si sono chiusi sabato sera con l’adozione del ‘Katowice Climate Package’, le linee guida per attuare l’Accordo di Parigi
La COP24 di Katowice si chiude passando il testimone alla COP25 nel Cile del 2019
(Rinnovabili.it) – Hanno sforato, come di consueto, il termine ufficiale di 24 ore, ma anche quest’anno i negoziati climatici hanno centrato l’obiettivo. Con meno precisione rispetto quanto sperato, ma l’hanno fatto. La COP24 in Polonia, si è chiusa sabato sera con l’adozione del ‘Katowice Climate Package’, ossia l’atteso “libro delle regole” con cui attuare l’Accordo sul clima di Parigi. Alle spalle, due settimane di colloqui e incontri tecnici che hanno portato in superficie discrasie vecchie e nuove, a partire dalla mancata intesa sul meccanismo di sviluppo sostenibile. Ma, nonostante i fronti di discussione ancora aperti, per l’ONU la conclusione della COP24 di Katowice può essere considerata “un risultato eccellente”. “Il sistema multilaterale ha prodotto un risultato solido”, ha dichiarato responsabile delle Nazioni Unite per il clima, Patricia Espinosa nel suo discorso conclusivo. “Ora c’è una tabella di marcia con cui la comunità internazionale può affrontare in modo decisivo il cambiamento climatico”.
Una delle più grandi delusioni in seno alla COP24 in Polonia rimane l’atteggiamento delle maggiori potenze nei confronti del report scientifico dell’IPCC, il Gruppo intergovernativo di esperti sul cambiamento climatico. Le pressioni di USA, Arabia Saudita, Russia e Kuwait si sono fatte sentire e nel testo finale di Katowice si è raggiunta una dichiarazione di “compromesso” in cui le parti si limitano ad accogliere favorevolmente la pubblicazione dell’IPCC anzichè riconoscerne e condividerne le conclusioni.
Cosa è stato concordato alla COP24?
Il Katowice Climate Package contiene norme e linee guida dettagliate per attuare l’accordo globale sul clima adottato a Parigi nel 2015. Il pacchetto stabilisce innanzitutto in che modo i Paesi forniranno informazioni sui loro contributi nazionali per ridurre le emissioni – i cosiddetti NDC – comprese le misure di mitigazione e adattamento e i dettagli sulla finanza climatica destinata alle economie in via di sviluppo. Si tratta di un elemento chiave che definisce gli standard a cui le Parti dovranno adeguarsi, rendendo più difficile svincolarsi dall’impegno preso. Il pacchetto include anche le linee guida per stabilire nuovi obiettivi in materia di finanziamento dal 2025 in poi e per valutare i progressi nello sviluppo e nel trasferimento della tecnologia. Un buon risultato consensuale è stato raggiunto anche sul fronte dell’adattamento. Le Parti dispongono ora di una guida e di un registro per comunicare le loro azioni in merito all’adattamento agli impatti dei cambiamenti climatici.
Dove ha fallito la COP24 sui cambiamenti climatici?
Uno degli argomenti tabù della COP24 sui cambiamenti climatici è risultato essere il modo in cui i Paesi aumenteranno i loro obiettivi di taglio delle emissioni. Al momento attuale infatti, gli NDC garantirebbero un aumento delle temperature mondiali di ben 3°C rispetto i livelli pre industriali. Vale a dire 1,5 gradi in più rispetto quanto consigliato dall’ultimo report dell’IPCC. Tra le questioni ancora da risolvere (e rimandate alla prossima Conferenza delle Parti) c’è l’uso di approcci cooperativi e il meccanismo di sviluppo sostenibile, contenuto nell’articolo 6 dell’Accordo di Parigi. Il passaggio in questione dovrebbe permettere alle nazioni di raggiungere una parte dei loro obiettivi di mitigazione nazionali attraverso l’uso dei “meccanismi di mercato”, come ad esempio il mercato del carbonio o il conteggio dei crediti di CO2 legati a boschi e foreste; tuttavia le posizioni divergenti in seno al summit polacco hanno impedito di definire questi strumenti nel pacchetto.
COSA SUCCEDE ORA?- L’ONU si incontrerà di nuovo l’anno prossimo in Cile (COP25) per mettere a punto gli ultimi elementi del regolamento di Parigi e iniziare a lavorare sui futuri obiettivi emissivi. Ma il momento cruciale arriverà nel 2020, quando i Paesi dovranno mostrare d’aver rispettato la scadenza per i loro attuali impegni in materia di emissioni e produrre nuovi obiettivi per il 2030. Per la COP26 si sono candidate sia l’Italia che il Regno Unito, bisognoso di mantenere un ruolo primario sulla scena mondiale dopo la Brexit. Il tempo è poco. L’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) ha avvertito che il mondo ha poco più di un decennio per portare le emissioni sotto controllo e dimezzarle.