Entro il 2030 il cemento delle periferie si mangerà il 2% delle terre globali: spariranno le aree più fertili e in alcuni paesi come il Vietnam la riduzione toccherà anche il 10%
(Rinnovabili.it) – Nei prossimi decenni l’andamento dei raccolti non sarà influenzato soltanto dai cambiamenti climatici. Una delle minacce più gravi arriva invece dall’espansione delle grandi città, che con il loro portato di consumo di suolo andranno a occupare alcune delle terre più fertili del pianeta. È il monito lanciato da un nuovo studio appena pubblicato sulla prestigiosa rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas).
Entro il 2030, stima il team di scienziati che ha analizzato gli scenari futuri, le aree urbane triplicheranno di dimensioni. La loro espansione metterà a rischio la produttività di interi sistemi agricoli, già sotto pressione a causa del riscaldamento globale e dell’aumento della popolazione mondiale. Infatti, ben il 60% dei terreni agricoli in tutto il mondo si trova a ridosso delle città, e queste aree sono di norma tra le più produttive a livello globale.
Sotto la lente finiscono soprattutto le megalopoli, i grandi agglomerati urbani che hanno un elevato tasso di crescita. Gli scienziati hanno combinato i dati della crescita della popolazione (quella urbana raddoppierà nei prossimi 15 anni) con il ritmo a cui le città cresceranno per restare al passo. Il modello che ne risulta parla chiaro: il cemento delle periferie si mangerà il 2% delle terre globali da qui al 2030.
Può sembrare una percentuale minima, ma su scala globale avrà effetti non trascurabili. Non soltanto perché quelle terre sono in media le più fertili, ma anche perché il consumo di suolo sarà concentrato in aree precise del pianeta. L’80% della perdita di spazi agricoli avverrà in Africa e Asia, un quarto di essa nella sola Cina. Così Pechino vedrà scomparire il 5% delle sue terre, mentre in altri paesi del sud-est asiatico andrà anche peggio: il Vietnam ad esempio ne perderà ben il 10%. Altri luoghi particolarmente colpiti saranno l’Egitto (nel delta del Nilo), la Nigeria (tutta la fascia costiera da Lagos a est del delta del Niger), gli Stati del Corno d’Africa e l’India.