Giunge a Montecitorio il progetto di legge sul “Contenimento del consumo e riuso del suolo edificato”. Dure critiche dell'Anci: "Procedure complesse e confusione tra competenze degli enti locali"
(Rinnovabili.it) – Tra le critiche dell’Anci e dopo un lungo e travagliato iter, approda oggi alla Camera il ddl sul consumo di suolo. Il testo ormai non è più quello originale, presentato nel febbraio del 2014 dall’allora ministra per le Politiche agricole Nunzia De Girolamo durante il Governo Letta. Il ddl che è stato appena approvato dalle commissioni Ambiente e Agricoltura alla Camera è un nuovo testo di base profondamente modificato da numerosi emendamenti.
Del provvedimento c’è bisogno e anche con una certa urgenza. Negli ultimi anni abbiamo perso ormai irreversibilmente il 7,3% del nostro territorio ed oggi la velocità con cui consumiamo il suolo non rallenta, anzi continua a procedere al ritmo di 8 m2 al secondo.
Il progetto di legge sul “Contenimento del consumo e riuso del suolo edificato” non mette d’accordo le parti e suscita le critiche dell’Anci. Tra i punti contestati spicca quello relativo alla procedura per la definizione della riduzione progressiva vincolante, in termini quantitativi, di consumo di suolo a livello nazionale, che l’Anci giudica troppo complessa.
Il testo prevede che la riduzione sia stabilita da un decreto interministeriale con l’accordo delle Regioni. I ministeri coinvolti sono ben 4: oltre al ministero delle Politiche agricole, servirà parere favorevole di Ambiente, Beni culturali e Trasporti. Il decreto, recita il testo, deve poi essere sottoposto a revisione ogni 5 anni.
Critiche sulla farraginosità del provvedimento erano state avanzate già durante i lavori in Commissione. In particolare, il ddl era stato accusato di dare troppi oneri ai Comuni obbligandoli ad un censimento degli immobili sfitti o abbandonati da poter riutilizzare e riqualificare. Operazione per la quale i sindaci non avrebbero abbastanza risorse a disposizione. E poi c’è la questione dell’accavallamento delle competenze con gli altri enti locali.
Il nuovo testo, dichiarava l’Anci in una durissima nota, “costringerà i Comuni a revisionare la propria propria pianificazione urbanistica, almeno per quella parte degli strumenti di pianificazione attinente alle aree ora destinate all’espansione”. Con il rischio di avvitarsi in un dispendioso processo senza fine e pestare i piedi alle Regioni, dato che queste “ogni cinque anni, dovranno disporre la riduzione del consumo del suolo determinando i criteri e le modalità da rispettare nella pianificazione urbanistica di livello comunale”.