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Il commercio globale di cibo è esposto al cambiamento climatico

Il 25% dei prodotti alimentari viene scambiato sui mercati internazionali e passa per un numero ridotto di porti, strade e stretti. Infrastrutture vecchie e inadatte a sopportare gli impatti del cambiamento climatico

cambiamento climatico

 

(Rinnovabili.it) – Negli anni lo scambio globale di prodotti alimentari è cresciuto a dismisura, con impatti sull’ambiente, sulle comunità, i rapporti geopolitici. Ma la maggior parte delle analisi di scenario sul futuro del commercio del cibo su scala planetaria non tiene conto del ruolo che il cambiamento climatico può giocare in una partita tanto complessa. Ci ha pensato il think tank Chatham House, con un nuovo rapporto sui problemi che l’aumento delle temperature, con i conseguenti eventi meteorologici estremi, può innescare.

Gli analisti dimostrano che il commercio globale dei prodotti alimentari passa per un un numero ridotto di porti, stretti e strade, molti dei quali sono esposti ai crescenti rischi, diretti e indiretti, del cambiamento climatico. Si tratta dei cosiddetti “colli di bottiglia” che possono tapparsi per via di eventi meteo, conflitti o decisioni politiche, limitando l’approvvigionamento alimentare facendo lievitare i prezzi.

 

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Quasi il 25% di tutti gli alimenti consumati in tutto il mondo è scambiato sui mercati internazionali, dice il rapporto. Le più importanti materie prime, come mais, grano, riso e soia spostate da un capo all’altro del pianeta sono sufficienti per alimentare circa 2,8 miliardi di persone, e più del 50% di esse passa per almeno uno dei 14 porti, stretti o strade interne più importanti del mondo, come il canale di Panama o quello di Suez. Circa il 20% delle esportazioni mondiali di grano, ad esempio, transita attraverso gli stretti turchi, mentre più del 25% delle cambiamento climaticoesportazioni di soia solca lo stretto di Malacca. Ma le infrastrutture in questi punti sono spesso obsolete e poco adatte a sopportare eventuali calamità naturali, la cui frequenza crescerà con il riscaldamento globale.

Le strade del Brasile, primo esportatore mondiale di soia, sono ad esempio esposte a inondazioni e frane causate dalle piogge torrenziali sempre più intense, mentre i porti statunitensi nel Golfo del Messico potrebbero subire gli impatti di un aumento del livello del mare.

In definitiva, il cambiamento climatico investe direttamente il commercio internazionale di cibo mettendo a rischio la sicurezza alimentare dei paesi importatori, così come le economie di quelli che esportano prodotti alimentari. Nelle sue conclusioni, il dossier di Chatham House esorta i governi ad investire in infrastrutture resistenti ai cambiamenti climatici, ma anche a prendere altre misure precauzionali quali la diversificazione della produzione e delle scorte alimentari.