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Il climate change mangia le coste: gli aborigeni denunciano il governo australiano

Le isole tra Australia e Papua Nuova Guinea stanno stanno combattendo contro erosione costiera e aumento del livello del mare. Gli abitanti si appellano al Comitato dell'Onu per i Diritti Umani

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Le isole a nord dell’Australia sono sotto lo schiaffo del climate change: a rischio la vita dei loro abitanti

(Rinnovabili.it) – Inanità, immobilismo o, ad essere più precisi, “stato di inazione riguardo il clima” e i  cambiamenti climatici. Questa la base della denuncia che oggi sarà presentata da un gruppo di abitanti aborigeni delle isole dello Stretto di Torres, situate fra l’Australia e la Papua Nuova Guinea, al Comitato dell’Onu per i Diritti Umani.

La denuncia sostiene che il Governo presieduto da Scott Morrison (in quota Partito Liberale – Liberl Party) non sia riuscito ad attuare misure adeguate per ridurre le emissioni di gas serra, nonché di essere immobile di fronte al progressivo arretramento delle coste, che subiscono gli atolli dell’arcipelago in questione. In questi delicati territori l’aumento dei livello dei mari unitamente all’erosione costiera sta già da tempo minacciando abitazioni e luoghi sacri della cultura aborigena.

 

Secondo Kabay Tamu, abitante dell’Isola di Warraber, il Governo australiano non è «riuscito a rispettare gli obblighi fondamentali in materia di diritti umani nei confronti degli abitanti delle isole dello Stretto di Torres». Gli abitanti si sono affidati all’organizzazione transnazionale no-profit ClientEarth per sostenere la loro causa in sede internazionale.

 


«L’erosione in corso sta sgretolando via le nostre vite: non viene perso per sempre ‘solo’ un pezzo di terra ma una parte di noi […] Ci accorgiamo quotidianamente dei cambiamenti climatici e dei loro effetti: il livello del mare si alza, continue mareggiate sempre più violente erodono le coste e inondano le nostre comunità», ha dichiarato in un comunicato Tamu, pubblicato dal ‘Guardian‘: «siamo connessi a questo territorio anche spiritualmente: il progressivo distaccamento da porzioni di terreno, dunque dagli spiriti della terra, è devastante».

 

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Gli avvocati di ClientEarth affermano come il Governo debba mettere in conto una spesa di almeno 20 milioni di dollari al fine di provvedere, con misure di emergenza, nei confronti dell’erosione costiera attraverso la costruzione di barriere marine (come richiesto dalle autorità locali), approvando un piano di investimenti ad hoc per fare in modo che le isole possano continuare ad essere abitate.

 

In più, gli abitanti sostengono che il Primo Ministro Morrison debba impegnarsi «realmente per far sì che le emissioni calino drasticamente entro il 2030», chiedendo di scendere di circa il 65% rispetto ai dati del 2005.
Sophie Marjanac, di ClientEarth, ha affermato alla stampa internazionale: «La questione legata al climate change  è in strettissima connessione con i diritti umani: gli effetti stanno diventando catastrofici per gli abitanti delle Isole dello Stretto di Torres».
Il capo degli avvocati di ClientEarth ha poi aggiunto: «Il fallimento australiano è palese: non è stato in grado di costruire infrastrutture per proteggere le isole e intraprendere azioni volte alla riduzione delle emissioni di gas serra».

 

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