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Clima, terzo studio in 15 giorni: gli impegni sono inadeguati

Nelle ultime due settimane sono stati presentati tre rapporti scientifici, concordi nell’affermare che le promesse sul clima non salvaguardano il pianeta

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(Rinnovabili.it) – Se quel che diceva Agatha Christie è vero, cioè che «un indizio è un indizio, due indizi sono una coincidenza, ma tre indizi fanno una prova», dobbiamo prendere molto sul serio il terzo rapporto scientifico che evidenzia l’insufficienza degli impegni sul clima assunti a livello internazionale in vista della COP 21.

Nelle ultime due settimane si erano pronunciati prima l’ONU – prevedendo un aumento della temperatura media globale di 3 °C entro il 2100 – poi i ricercatori del Climate Interactive, secondo i quali dobbiamo attenderci addirittura una crescita di 3.5 °C. Ieri è stata la volta del Carbon Tracker, organizzazione con sede a Londra, che stima invece un +2.7 °C. Sebbene le cifre non siano concordi, è pur vero che stazionano tutte ben al di sopra del tetto dei 2 °C, stabilito in ambito ONU come limite massimo per mantenere il 50% di possibilità di evitare effetti catastrofici del cambiamento climatico.

 

Clima terzo studio in 15 giorni gli impegni sono inadeguatiCarbon Tracker ha analizzato i 19 impegni per la riduzione della CO2 presentati alle Nazioni Unite da Paesi che, sommati, contano per il 71% circa delle emissioni globali. Nelle conclusioni, il rapporto lascia palesemente intendere che molti piani climatici sono da ritenere inadeguati.

«Devono rivedere rapidamente questi piani entro il 2020 – ha dichiarato Bill Hare, CEO di Climate Analytics, istituto di ricerca che ha partecipato allo studio – e rivedere gli impegni per il periodo successivo al 2025. Sulla base dei contributi depositati ad oggi, stabilizzare questi target fino al 2030 potrebbe essere devastante per gli sforzi tesi a limitare il riscaldamento globale sotto i 2 °C. Quindi l’accordo deve concentrarsi sul 2025».

La paura del mondo scientifico è che le emissioni continuino a crescere fino al 2030, portando al fallimento dell’obiettivo da sempre più auspicabile, quello di un aumento della temperatura pari a soli 1.5 °C, come richiedono le nazioni più povere e vulnerabili ai cambiamenti climatici.