Le politiche europee sul clima stanno fallendo tutti gli obiettivi e gettando le istituzioni, commissariate dalle lobby nel discredito più totale
(Rinnovabili.it) – L’Unione europea violerà l’accordo sul clima di Parigi, emettendo in atmosfera miliardi di tonnellate di CO2 più di quanto promesso e in spregio alla linea rossa dei 2 °C di riscaldamento globale. Un documento riservato, scritto dalla Commissione Ue per i deputati della commissione Ambiente, riporta i dati che fotografano un trend inequivocabile. I prezzi del carbonio, spiega la nota, cresceranno troppo lentamente per ridurre le emissioni industriali della quota necessaria a mantenere gli impegni.
Un tale scenario certificherebbe il completo fallimento della politica climatica dell’Unione. Sia sotto Barroso che sotto Juncker, Bruxelles si è sempre vantata del suo ruolo di continente leader nelle politiche per la sostenibilità e i cambiamenti climatici. Ma erano solo parole. Alla prova dei fatti, come dimostra questo documento reso pubblico dal Guardian, le lobby dell’industria hanno completamente monopolizzato l’esecutivo europeo, indebolendo tutte le direttive volte a organizzare la transizione energetica. Inoltre, aver fatto completo affidamento su meccanismi di mercato come l’ETS, per ridurre le emissioni delle imprese più inquinanti, è stata una scelta disastrosa. Il sistema ha fallito totalmente, poiché privo di meccanismi coercitivi seri e agevolato di continuo con generose iniezioni di quote gratuite.
In sostanza, nell’Unione europea si è parlato molto di rinnovabili, efficienza energetica e cambiamenti climatici, ma è cambiato poco o niente. Se le ultime previsioni della Commissione si avvereranno, le istituzioni europee perderanno la faccia davanti al mondo intero. Hanno steso un tappeto rosso alle lobby del carbone, del gas e del petrolio, accontentato gli Stati membri più conservatori mentre centinaia di migliaia di cittadini morivano precocemente.
Nemmeno adesso, di fronte a questa prospettiva, vi è l’intenzione di riaprire il capitolo ETS. La riforma entrerà in vigore nel 2019 e in maniera talmente graduale da non provocare cambiamenti di scenario per molti anni ancora. Se Bruxelles volesse limitarsi anche solo ad una azione minima e semi ininfluente, potrebbe decidere di rivedere i tempi della riforma e velocizzare il ritiro delle quote in eccedenza che ora permettono a una tonnellata di carbonio di costare 5 euro.
Ma la paura di una reazione stizzita degli Stati membri, pungolati dalle lobby fossili, è troppo forte. Perciò è probabile che guarderemo i nodi venire al pettine nell’immobilismo più imbarazzante.