Rinnovabili • giacarta Rinnovabili • giacarta

Clima e crisi idrica stanno facendo sparire Giacarta

La capitale indonesiana affonda di 6 cm ogni anno. Colpa dell’aumento dei livelli marini e dei pozzi illegali che distruggono la falda freatica su cui sorge Giacarta

giacarta
(Foto del New York Times)

 

Giacarta, la città che affonda

(Rinnovabili.it) – Giacarta rischia di far rivivere il mito di Atlantide, la leggendaria città sommersa. Anche la capitale indonesiana, infatti, sta sparendo, inghiottita dalle acque del Mar di Giava: ogni anno il suo suolo affonda di sei centimetri e già il 40% del territorio urbano è oggi sotto il livello del mare. La causa? L’intervento umano. In maniera diretta e indiretta.

In parte, Giacarta, come molte città costiere e insulari, deve affrontare il progressivo aumento del livello dei mari. Con l’inasprirsi del riscaldamento globale, una porzione sempre maggiore di costa verrebbe a perdersi. Ma il problema più urgente è quello legato agli innumerevoli pozzi illegali scavati nel terreno alla ricerca di acqua potabile, che stanno letteralmente facendo affondare la città.

 

Per comprendere il problema bisogna fare qualche passo indietro. Al pari di molte altre metropoli di Paesi in via di sviluppo, la capitale indonesiana ha registrato un vero e proprio boom demografico a partire dagli anni 2000. Alla crescita della popolazione, che oggi supera i 10 milioni, non è seguito uno sviluppo efficiente del sistema fognario né di quello idrico la cui distribuzione è in mano a due aziende private, la PALYJA e la Aetra. Le fonti non sono sufficienti a soddisfare i bisogni dell’intera popolazione, costringendo le società a rifornirsi anche da fiumi pesantemente inquinati che attraversano il territorio.

Dal momento che la città sorge su una falda freatica, una parte dei cittadini sta da tempo aggirando il problema attingendo direttamente alle acque sotterranee tramite pozzi abusivi. Il prelievo però supera di gran lunga la velocità con cui le stesse vengono ricaricate, operazione ancora più difficile oggi a causa dell’ampia cementificazione. La conseguenza? La falda cede e il terreno, su cui pesano edifici e costruzioni sempre più imponenti, sprofonda

 

>>Leggi anche Crisi idrica: l’11 maggio sarà il giorno zero a Città del Capo<<

 

“Questo approvvigionamento di acqua incontrollato – commenta in una nota stampa il Consiglio Mondiale dell’Acqua – è all’origine dello sprofondamento della capitale indonesiana […] e minaccia la sopravvivenza di milioni di persone. La situazione attuale illustra perfettamente i rischi che corre una comunità senza sicurezza idrica”.

 

Il clima, qui come altrove, agisce esasperando le criticità. Durante le stagioni dei monsoni la città affronta devastanti inondazioni che lasciano dietro di sé danni e vittime, senza che l’acqua riesca a penetrare nel terreno.

All’emergenza il governo sta rispondendo con un piano di prevenzione da 40 miliardi di dollari, il National Capital Integrated Coastal Development. Il piano, avviato nel 2014 e tuttora in fase di realizzazione, prevede di rafforzare gli argini esistenti e di costruire un’immensa diga per rallentare l’avanzata del mare.

Ma quello di cui c’è bisogno è anche aumentare la resilienza mettendo in sicurezza le risorse idriche, come spiega, il Presidente del Consiglio Mondiale dell’Acqua Benedito Braga. “È necessario attuare una gestione e un utilizzo razionali dell’acqua: tutti i settori devono condividere le risorse esistenti equamente e sensibilizzare la cittadinanza a un uso efficiente dell’acqua nelle loro case”.