Uno studio dell'Istituto sull'inquinamento atmosferico del Cnr segnala la difficoltà nel prevedere i picchi di caldo e freddo in Italia
Il clima segue una nuova legge: impossibile prevedere la frequenza con cui ricorreranno i record di caldo e freddo con i modelli attuali
(Rinnovabili.it) – L’andamento del clima non è più prevedibile, almeno non con i tradizionali metodi di rilevazione scientifica: a sostenere la necessità di nuove forme di analisi è una ricerca condotta dall’Istituto sull’inquinamento atmosferico del Cnr.
Lo studio, pubblicato sull’International Journal of Climatology, ha preso in considerazione la frequenza di picchi di caldo e freddo in quanto eventi da cui deriva la percezione comune del cambiamento climatico: “In questo studio ci siamo chiesti se il numero dei nuovi record di caldo e di freddo in Italia segua ancora il normale comportamento degli estremi in un clima costante, cioè in condizioni di temperatura media stazionaria. O se questo comportamento sia effettivamente cambiato e segua ora una ‘legge’ diversa”, ha spiegato Antonello Pasini, ricercatore Cnr-Iia.
Gli studiosi hanno raccolto dati da 54 stazioni meteorologiche italiane sull’andamento del clima negli ultimi 55 anni (tra il 1961 e il 2016); preso a riferimento il ventennio 1961 – 1980 hanno simulato il numero di record mensili di caldo e freddo che si sarebbero dovuti avere nel periodo successivo se non fossero cambiate le condizioni di temperatura e variabilità.
“Una volta confrontati questi andamenti con i dati osservati realmente abbiamo trovato che, specialmente in estate, il numero di nuovi record di caldo ha superato abbondantemente quelli attesi in un regime di clima costante e abbiamo avuto lunghe ondate di calore, più frequenti e più intense – ha spiegato Antonello Pasini – La frequenza dei nuovi record di freddo va invece calando, specie dagli anni ’90”.
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Il nuovo andamento del clima rende difficile spiegare soprattutto la frequenza con cui i picchi di caldo e freddo tornano ad affliggere il Bel Paese: “In molti mesi non possiamo più calcolare i tempi di ritorno di questi eventi utilizzando la teoria statistica consolidata e siamo in presenza di una nuova legge di comportamento di questi eventi estremi e di una netta deriva climatica, ben al di là della variabilità naturale del clima italiano – ha concluso Pasini – In particolare, dobbiamo aspettarci tempi di ritorno molto più brevi per i record di caldo e un po’ più lunghi per quelli di freddo”.
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