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La Cina si impegna sul clima ma finanzia il carbone in Sudafrica

Due giorni prima di avallare il piano del G20 sul supporto ai paesi poveri con progetti a basse emissioni, la Cina ha prestato 1,5 miliardi per un impianto a carbone in Sudafrica

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L’ambiguità cinese sugli investimenti nel carbone

 

(Rinnovabili.it) – Da una parte sostiene l’accordo di Parigi, proclamandosi il nuovo difensore della transizione energetica dopo l’uscita degli USA Trump. Dall’altra, benedice il prestito da 1,5 miliardi che la Banca di sviluppo cinese ha erogato ad Eskom, utility energetica sudafricana, per costruire la centrale a carbone di Medupi, un impianto da 4.644 MW nella municipalità di Lepahale.

Il comportamento del presidente cinese Xi Jinping ha qualcosa di schizofrenico, che rischia di minare alla base la credibilità del più grande emettitore globale: appena due giorni dopo il via libera al prestito monstre da parte della banca cinese, Xi ha supportato vigorosamente il piano d’azione sul clima del G20 approvato ad Amburgo, che invita le banche multilaterali di sviluppo (MDB) a offrire «un sostegno coordinato alle strategie a lungo termine guidate dal paese per ridurre le emissioni di gas a effetto serra».

 

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La Banca cinese per lo sviluppo non è un istituto multilaterale, perciò non è tecnicamente coperta dal piano del G20. Però è un’istituzione statale, che utilizza denaro pubblico. Una specie di ossimoro, dal momento che chi siede ai vertici dello stato sembra sostenere politiche di transizione e investimenti più puliti. In sostanza, la Cina sta giocando pericolosamente su due tavoli, quello della diplomazia e quello della real politik.

Pubblicamente ha ribadito più volte la sua decisione di attenersi all’accordo sul clima di Parigi, accelerando la riduzione delle emissioni di carbonio. Ha fatto gli occhi dolci all’Unione Europea, avviando colloqui bilaterali sul clima nel tentativo di allontanare il vecchio continente dagli Stati Uniti dopo lo smacco di Trump.

Tuttavia, le imprese cinesi, sostenute da fondi governativi, continuano a investire in combustibili fossili in paesi terzi, tra cui l’Africa. Tra il 2010 e il 2020,  secondo l’Agenzia internazionale per l’energia, il 20% della nuova potenza installata in Africa subsahariana con finanziamenti cinesi sarà a carbone.