I termometri hanno toccato i 37,3°C superando il record precedente che risaliva al 1915. Intanto i roghi si mangiano migliaia di ettari di foreste e l'acqua scarseggia
(Rinnovabili.it) – I termometri di Santiago del Cile stanno segnando temperature di 37,3°C. E’ un’ondata di calore estrema per il paese sudamericano, e soprattutto per la capitale che è situata a meno di 100 km dall’Oceano Pacifico e è caratterizzata di solito da un clima mite. Per trovare temperature simili bisogna tornare indietro di più di un secolo: il record precedente risale al 1915, quando la colonnina di mercurio aveva toccato i 37,2°C.
Mentre il servizio meteorologico nazionale definiva questo evento climatico come “estremo”, l’agenzia forestale cilena ha lanciato l’allarme. Nell’area del Cile centrale infatti si sono sviluppati numerosi incendi, che potrebbero espandersi a macchia d’olio grazie alla vegetazione estremamente secca. Solo nella giornata di martedì è stato diramato lo stato di allerta massima in sei zone e sono stati registrati circa 80 nuovi focolai.
L’ondata di calore ha raggiunto livelli record a Santiago, dove vivono quasi 7 milioni di persone, ma sta colpendo tutta la costa occidentale dell’America del Sud. Nelle scorse settimane anche Perù e Bolivia hanno dovuto fare i conti con temperature elevatissime. Il Perù si è trovato costretto a dichiarare lo stato di emergenza e a lottare contro il tempo per frenare i roghi, che hanno distrutto decine di migliaia di ettari di foreste.
In Bolivia la peggiore siccità degli ultimi 25 anni ha raggiunto livelli record, con il governo che ha provato a tamponare la situazione di migliaia di famiglie rimaste senza alcun accesso all’acqua. I due più grandi ghiacciai del paese, da cui attingono acqua le principali città boliviane, si sono ridotti di oltre il 40% tra il 1983 e il 2006.
L’America Latina sta assistendo agli effetti del riscaldamento globale, che nel continente è particolarmente elevato e sta sconvolgendo interi ecosistemi. A destare più preoccupazione è la possibilità che si scatenino nei prossimi anni delle vere e proprie battaglie per l’acqua, risorsa sempre più scarsa e, spesso, privatizzata per essere venduta a prezzi elevati. È quello per cui solo pochi mesi fa protestavano proprio gli abitanti di Santiago del Cile: la disponibilità d’acqua stimata per la capitale crollerà del 40% entro il 2070, ma già oggi milioni di abitanti sono lasciati a secco per giorni interi mentre l’acquedotto funziona a singhiozzo. I dati climatici non promettono nulla di buono: le temperature sono in costante ascesa e i ghiacciai nazionali si ritirano veloci.