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La CIA vuole usare la geoingegneria a fini militari?

Alan Robock, collaboratore dell’IPCC, lancia l’allarme: i servizi segreti siano trasparenti nelle loro intenzioni riguardo alla geoingegneria

La CIA vuole usare la geoingegneria a fini militari

 

(Rinnovabili.it) – «Ho paura che la CIA o altre agenzie possano usare la geoingegneria per scopi militari». Non è un mitomane a lanciare questo appello, bensì un climatologo di fama mondiale che ha contribuito ai report dell’IPCC. Si chiama Alan Robock, lavora alla Rutgers University nel New Jersey, e si occupa di geoingegneria da anni. Adesso ha deciso di venire allo scoperto: teme che i servizi di intelligence stiano finanziando la ricerca sul cambiamento climatico per sapere se le nuove tecnologie possano essere usate come armi. Lo scienziato ha chiesto alle agenzie governative di essere trasparenti circa i loro reali interessi di modificare il clima del pianeta.

 

La scorsa settimana, la National Academy of Sciences ha pubblicato un rapporto in due volumi su diversi approcci per affrontare il cambiamento climatico. Uno si è concentrato sui mezzi per rimuovere l’anidride carbonica dall’atmosfera, l’altro sulle tecnologie per aumentare la capacità delle nuvole di riflettere la luce solare (leggi l’articolo di rinnovabili.it “Geoingegneria «irresponsabile e irrazionale» per la NAS”).

La relazione concludeva che la geoingegneria era così lontana dall’essere sicura che la “normale” riduzione delle emissioni di carbonio attraverso il cosiddetto “green shift” rimaneva l’approccio più praticabile per arginare gli effetti più gravi dei cambiamenti climatici. Un rapporto della Royal Society nel 2009 giungeva a simili conclusioni.

Il rapporto, costato 600 mila dollari, è stato in parte finanziato da parte dei servizi segreti americani, ma secondo Robock non avevano pienamente spiegato i loro interessi per questa valutazione.

 

«La CIA è stata uno dei principali finanziatori del rapporto redatto dalla National Academies, e questo mi fa preoccupare molto – ha detto – Ho cominciato a sospettare un coinvolgimento dei servizi segreti nella scienza del cambiamento climatico dopo aver ricevuto, tre anni fa, una chiamata da due uomini. Sostenevano di essere consulenti CIA e hanno detto: ‘Vorremmo sapere se abbiamo i mezzi per rilevare se qualche altro paese sta controllando il nostro clima’. Ma credo che il loro retropensiero fosse: ‘Se volessimo controllare il clima di qualcun altro, potremmo venire scoperti?’».

 

L’uso del meteo come arma è stato vietato nel 1978 nell’ambito della Environmental Modification Convention. Prima che entrasse in vigore, gli Stati Uniti hanno più volte messo in pratica tecniche di manipolazione del clima. Nei primi anni ’60, i ricercatori del Project Storm Fury hanno inseminato i temporali con vario genere di particelle, nella speranza di diminuire il loro potere distruttivo. Procedure analoghe sono state adottate durante la guerra del Vietnam, con l’inseminazione delle nuvole sopra il percorso delle truppe di Ho Chi Minh, nel tentativo di rallentare o bloccare nel fango i rifornimenti per i soldati nordvietnamiti.