Inaugurata la prima centrale di cattura e conversione del carbonio in prodotti chimici di valore. Produrrà bicarbonato di sodio dai fumi di una caldaia a carbone
(Rinnovabili.it) – In India le tecnologie di sequestro del carbonio compiono un salto in avanti, sancendo il passaggio dal “vecchio” CCS (carbon capture and storage) all’innovativo CCU (carbon capture and utilisation). È qui infatti, e più precisamente nella città portuale di Thoothukudi che è stato inaugurato il primo impianto al mondo su scala industriale in grado di sequestrare la CO2 e trasformarla in prodotti chimici di valore, anziché stoccarla nel sottosuolo.
Il processo è stato realizzato da due giovani chimici indiani e ora è messo alla prova, per la prima volta, presso il sito chimico della Tuticorin Alkali Chemicals. Ma dietro l’innovazione tecnologica, c’è un altro aspetto che rende l’impianto degno di nota. È stato realizzato senza sussidi governativi. Un elemento non da poco se si considera l’immaturità tecnologica del cosiddetto “carbone pulito” e i suoi elevati costi. Lo stabilimento indiano ha superato il problema utilizzando una nuova sostanza per lo strippaggio della CO2, ossia il processo che permette ad un gas disciolto in un liquido di passare dalla fase liquida a quella gassosa.
La tecnica utilizza un sale per legare il biossido di carbonio, elemento rivelatosi molto più efficiente dei tradizionali composti amminici utilizzati per lo stesso scopo. Secondo i suoi inventori – fondatori della società Carbonclean – ha anche bisogno di meno energia, è meno corrosiva, e richiede attrezzature molto più piccole. In questo modo il sistema di CCU è in grado di sfruttare i fumi emessi dalla caldaia a carbone impiegata dalla fabbrica, per ottenere carbonato di sodio e altri prodotti utili a costi decisamente più bassi.
“Io sono un uomo d’affari. Non ho mai pensato di salvare il pianeta – ha spiegato l’amministratore delegato della società, Ramachandran Gopalan alla BBC – Avevo bisogno di un flusso affidabile di CO2, e questo era il modo migliore per ottenerlo”. Goplan sostiene che il conto delle emissioni finali sia quasi pari a zero e che l’impianto di CCU permetterà di risparmiare all’atmosfera 60mila tonnellate di carbonio l’anno. Per questo l’a.d. è disposto a investire ancora nella tecnologia: l’idea è quella di installare una seconda caldaia a carbone per ottenere CO2 da cui sintetizzare fertilizzanti.