Da leader climatico a paese fanfarone. La parabola della Germania, incapace di chiudere le centrali inquinanti, si inabissa in un oceano di carbone
Il carbone uccide i piani climatici della Merkel
(Rinnovabili.it) – Le ambizioni di leadership della Germania nelle politiche climatiche sono destinate ad infrangersi contro la realtà cruda di un paese ancora pesantemente legato al carbone. Dopo gli avvertimenti diffusi durante la campagna elettorale da esperti e think tank, un documento del Ministero dell’Ambiente visto dal portale Clean Energy Wire rafforza le preoccupazioni del mondo ambientalista: le emissioni delle grandi centrali termoelettriche a lignite e quelle del settore trasporti saranno la causa di un clamoroso flop della Germania, che mancherà gli obiettivi climatici per il 2020 con un margine più ampio di quanto previsto.
Berlino ha puntato tutto sull’Energiewende, il piano per la transizione energetica che prevedeva l’abbandono del nucleare e la graduale uscita dal fossile per realizzare un sistema energetico basato sulle rinnovabili. Negli ultimi mesi il governo ha voluto anche raccogliere l’eredità di Parigi per porsi alla testa dell’alleanza internazionale e guidare i prossimi negoziati sul clima della COP23, che avranno luogo proprio a Bonn tra qualche settimana. Merkel è stata in prima linea per condurre le trattative con gli USA di Donald Trump, tentando di tenerli a bordo della coalizione di 196 paesi che ha sottoscritto l’Accordo di Parigi. Ma l’ipocrisia e il doppiopesismo del governo, ambizioso sui tavoli internazionali ma impastoiato dai legami con le lobby fossili tra le mura domestiche, rischia di diventare un boomerang.
La maggior parte degli esperti crede che l’unica possibilità per il paese di ridurre drasticamente le emissioni nel breve termine è chiudere le più inquinanti centrali elettriche alimentate a lignite. Il settore è responsabile del 33% dei gas serra prodotti a livello nazionale, e copre ancora oggi il 40% del mix elettrico.