Con il 33% delle emissioni nazionali e il 40% del mix elettrico, l'industria del carbone dovrebbe essere al centro del dibattito elettorale tedesco. Ma così non è
La prossima coalizione di governo non ha messo a tema il carbone
(Rinnovabili.it) – Nel dibattito elettorale tedesco, a due giorni dalla probabile quarta investitura della cancelliera Angela Merkel, c’è un grande assente: il carbone. L’inossidabile capo della CDU tornerà molto probabilmente ad allearsi con il centrosinistra dell’SPD, ma senza un accordo ad oggi chiaro sulle politiche climatiche ed energetiche.
Se Merkel ha portato il paese a fare passi importanti in questi anni sul sentiero dell’azione climatica, non è una sorpresa che abbia scelto di non prendere posizione sul carbone. Il settore rappresenta ancora il 33% delle emissioni tedesche nel suo insieme e il 40% del mix elettrico. L’industria è molto potente a livello nazionale e territoriale, specialmente nei länder dove l’estrazione di lignite è un pezzo importante dell’economia: Renania settentrionale-Vestfalia, Brandeburgo, Sassonia e Sassonia-Anhalt sono roccaforti inespugnabili, dove politici, imprese e sindacati sono schierati tutti dalla stessa parte. Concordano non solo sulla difesa del settore, ma anche sull’attacco agli obiettivi climatici della Germania, con lo scopo di prolungare la vita di centrali termoelettriche e miniere nel paese fino al 2040-2050.
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Più di una ricerca ha stabilito che per mantenere le temperature globali al di sotto della soglia critica dei 2 °C, l’80% delle riserve globali di carbone non dovrebbe essere mai tirato fuori dal sottosuolo. Per soddisfare il più ambizioso target di 1,5 °C sancito dall’Accordo di Parigi, dovremmo fermarci ancora prima: secondo Climate Analytics, tutti i paesi OCSE devono eliminare il carbone entro il 2030.
Regno Unito, Canada (che però punta sul petrolio), Francia e Finlandia hanno annunciato che metteranno fine all’uso della pietra nera entro il 2030 o prima. Perfino l’Italia ha annunciato che la nuova strategia energetica nazionale ritiene possibile l’addio al carbone entro quella data.
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La Germania si è conquistata una leadership sul clima svolgendo un ruolo di mediazione a livello internazionale insieme alla Francia. In casa, ha varato l’Energiewende, un piano per la riduzione delle emissioni e la transizione energetica piuttosto ambizioso, che ha fatto crescere la quota di energie rinnovabili da cifre prossime allo zero ad oltre il 30% attuale. Tuttavia, rispetto agli obiettivi del programma il governo è rimasto indietro. La federazione dei produttori di energia rinnovabile (BEE) ha infatti annunciato che la Germania potrebbe mancare clamorosamente i suoi obiettivi 2020 sulle energie rinnovabili, raggiungendo appena il 16% del mix rispetto al 20% previsto. Uno scenario ancora peggiore si profila per la riduzione delle emissioni: il paese è in grado di tagliare appena il 30% della CO2 entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990, rimanendo ben al di sotto del suo obiettivo di un calo del 40%.