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COP25 sul clima: il delicato tema della carbon border tax

Come c'era da aspettarsi, il tema del Mercato del carbonio rappresenta la questione più delicata per il vertice delle Nazioni Unite sul Clima. La Cina lancia dunque la prima stoccata, dichiarando che una tassa alla frontiera UE sul carbonio potrebbe mettere a rischio l'Accordo di Parigi e gli sforzi congiunti dei paesi nella lotta ai cambiamenti climatici.

Carbon border tax
Credits: Emilian Robert Vicol da Pixabay

La delegazione cinese a Madrid porta sul tavolo dei negoziati il delicato tema della carbon border tax.

 

(Rinnovabili.it) – La Cina porta alla COP25 di Madrid la delicata questione della carbon border tax, un dazio doganale su beni importati da paesi con norme ambientali meno rigide dell’UE, ideata per scongiurare la rilocalizzazione delle emissioni di carbonio e spronare ogni paese a fare la sua parte contro il cambiamento climatico.

 

Ad ottobre, la questione della carbon border tax europea era stata sollevata dal neocommissario per il Clima Frans Timmermans e, se fosse veramente istituita, avrebbe come sua più immediata conseguenza un aumento dei prezzi dei prodotti cinesi importanti in Europa. Insieme ai dazi doganali recentemente imposti dagli USA, una carbon border tax determinerebbe dunque degli effetti sostanziali sull’economia della Cina.

 

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Per tale ragione, durante il vertice ONU sul Clima in Spagna, un delegato della squadra negoziale cinese ha sottolineato che la tassa alla frontiera sul carbonio paventata dall’Unione Europea potrebbe introdurre dei fattori di incertezza dannosi per l’atmosfera altrimenti amichevole e di cooperazione. Come era prevedibile, dunque, il tema del “Mercato del carbonio” potrebbe rappresentare una questione molto delicata nell’ambito dei colloqui e dei negoziati sul clima, soprattutto rispetto alla finalizzazione dell’Accordo di Parigi affinché possa entrare in una fase di attuazione a partire dall’anno prossimo.

 

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Nello specifico, secondo He Jiankun, professore all’Università di Tsinghua che viaggia con la delegazione ufficiale cinese, la carbon border tax metterebbe a repentaglio lo stesso Accordo perché andrebbe contro due dei suoi criteri fondanti: il multilateralismo e la partecipazione volontaria dei paesi. “Se questa tassa sul carbonio fosse istituita unilateralmente, potrebbe portare nel processo di negoziazione alcuni fattori incerti e dannosi, arrecando danno agli sforzi globali sui cambiamenti climatici, ha detto He ai giornalisti, come riporta Reuters.

 

Occorre dunque capire in che modo si comporterà l’UE, considerando che l’imposta sul carbonio è una delle azioni fondanti del Green New Deal della Commissione Europea da poco insediata.