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Il Canada mette un prezzo al carbonio dal 2018

Il prezzo base sarà di 10$ nel 2018, da incrementare gradualmente fino ai 50$ nel 2022. Ma 2 delle 10 province canadesi non hanno firmato l'accordo e sono sul piede di guerra

Il Canada mette un prezzo al carbone dal 2018

 

(Rinnovabili.it) – Il Canada ha ufficialmente introdotto un sistema di prezzi del carbonio a livello nazionale. La misura, fortemente voluta dal premier Justin Trudeau, è stata contestata duramente sia dalle industrie fossili sia da alcune delle province canadesi. Trudeau ha presentato il pacchetto come una mossa necessaria per rispettare gli impegni sul clima sottoscritti con l’Accordo di Parigi, ma ciò non ha evitato che andasse in scena un lungo braccio di ferro con gli oppositori.

Il Canada si è impegnato a ridurre del 30% le sue emissioni entro il 2030 rispetto ai valori del 2005. Il piano appena varato prevede un prezzo di 10 dollari canadesi a tonnellata nel 2018, che dovrebbe poi crescere gradualmente fino a toccare i 50$ nel 2022, con scaglioni annuali di 10$. Il governo federale permette alle province di scegliere tra due modalità di implementazione. O introducono una tassa sul carbonio, oppure scelgono un mercato con meccanismo cap-and-trade.

 

La proposta ricalca in ogni punto la prima versione, presentata all’inizio di ottobre. Questo non significa né che Trudeau abbia vinto le resistenze, né che sia riuscito a far passare il pacchetto senza concedere nulla in cambio. Infatti il piano è stato firmato soltanto da 8 delle 10 province. All’appello manca il Saskatchewan, territorio ricchissimo di idrocarburi e tra i più flagellati dalle fuoriuscite di petrolio. Il premier provinciale Brad Wall aveva a suo tempo accusato Trudeau nientemeno che di “tradimento”. Non ha voluto firmare neppure Manitoba, che chiede prima più fondi per il sistema sanitario.

Altre province hanno acconsentito al piano soltanto dopo aver ricevuto una proficua contropartita. È il caso dell’Alberta, che a fine novembre ha ottenuto il via libera da Trudeau per un contestatissimo maxi-progetto: il raddoppio della pipeline Trans Mountain, che trasporterà 890mila barili di idrocarburi verso il Pacifico. L’Alberta dispone delle terze riserve mondiali di sabbie bituminose, il combustibile fossile più inquinante al mondo. Dopo la bocciature del Keystone XL, oleodotto che doveva portare le sue tar sands fino in Texas, l’industria fossile dell’Alberta era sul piede di guerra. Trudeau si è comprato l’assenso al prezzo del carbone con l’ok alla nuova pipeline. Una mossa che secondo gli ambientalisti farà fallire gli obiettivi sul clima del Canada, a prescindere dall’effettiva implementazione delle misure sul prezzo del carbone.