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Campania, 19 tonnellate di rifiuti raccolti grazie al progetto Remare

Coordinato dall’Amp di Punta Campanella, il progetto Remare ha coinvolto 393 pescherecci e 4 aree marine protette. In quattro mesi, le reti dei pescatori hanno raccolto oltre 19 tonnellate di rifiuti. Il primato è ancora della plastica

Remare
Foto di Enzo Abramo da Pixabay

Anticipando la Salvamare, il progetto Remare  ha permesso la raccolta dei rifiuti durante la quotidiana attività di pesca

(Rinnovabili.it) – Finanziato dalla Regione Campania grazie a fondi europei, il progetto Remare ha permesso, in poco meno di quattro mesi, da agosto a novembre, la raccolta di oltre 19 tonnellate di rifiuti dalle acque mediterranee.
Nel dettaglio l’iniziativa ha coinvolto 393 pescherecci e 4 aree marine protette in una vasta zona di mare, da nord a sud della Campania, per un totale di 52mila ettari marini: le imbarcazioni sono state attrezzate con apposite bag per la raccolta di tutti gli oggetti finiti nella rete durante la quotidiana attività di pesca, poi consegnati a una società di smaltimento regolarmente iscritta al registro nazionale degli intermediari. 

Tra i rifiuti raccolti dai pescatori campani, il primato spetta alla plastica, con il 64% del totale. Seguono il vetro con l’8%, gli attrezzi da pesca ed il legno, entrambi 4% circa, ed un restante 20% formato da materiale diverso tra cui metalli e tessuti. 

 

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Remare – ha detto Antonino Miccio, direttore dell’Area marina protetta di Punta Campanella che ha coordinato l’intera attività –  ha rappresentato un’assoluta novità nel panorama nazionale. Ha messo insieme, per la prima volta, tutte le aree marine protette della regione e le associazioni e le cooperative di pesca”. 

Una “sinergia” che conferma l’efficacia della soluzione discussa solo pochi giorni fa a Ecomondo, in occasione del convegno Legambiente “Marine litter e blue economy, impatti e soluzioni dal mondo della pesca e dell’acquacoltura”, durante il quale l’associazione aveva nuovamente evidenziato come, per rimuovere parte di rifiuti dispersi nell’ambiente marino, fosse “necessario fare leva proprio sul quotidiano lavoro dei pescatori.

 

Le aree interessate dalla raccolta sono state, nel dettaglio, le zone di mare dell’Area Marina Protetta Regno di Nettuno, tra Ischia, Procida e quelle a nord di Napoli, Punta Campanella, la riserva naturale a cavallo tra i due golfi, di Napoli e Salerno, e le due aree marine protette del Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano Amp Santa Maria di Castellabate e Amp Costa degli Infreschi e della Masseta.  Al progetto hanno aderito quasi tutte le associazioni di categoria presenti in Campania, tra cui la Federazione regionale della pesca, la Federazione nazionale delle imprese di pesca, le Confcooperative Fedagripesca Campania, Agci pesca Campania, Lega regionale delle cooperative e mutue della Campania.

Remare – ha concluso Miccio – ha permesso di creare una sinergia tra soggetti che lavorano con il mare per finalità diverse, come le aree marine protette e i pescatori. Ma questa volta hanno seguito e centrato un obiettivo comune. Non è stato facile, perché per la prima volta si è creata una sinergia così estesa. I risultati sono stati incoraggianti, anche in prospettiva futura”. Il progetto Remare – va ricordato –  ha di fatto anticipato la legge Salvamare, la cui approvazione definitiva – ormai prossima – è stata più volte sollecitata dalle diverse associazioni ambientaliste italiane, tra cui la stessa Legambiente, proprio per permettere ai pescatori di contribuire alla pulizia dei mari durante la normale attività lavorativa. 

 

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