50 grandi personalità dell’ambientalismo mondiale discutono dei problemi legati al cambiamento climatico nella capitale della COP 21
(Rinnovabili.it) – Perché il cambiamento climatico è importante? È la domanda alla base del Summit of Coscience di Parigi iniziato in queste ore, che raduna 50 personalità influenti da tutto il mondo ed è aperto ai cittadini. Si intitola Why do I care?, cioè “Perché mi importa?”, ed è un incontro teso a creare coscienza dei problemi climatici e ambientali.
L’evento parigino è un’iniziativa di Nicolas Hulot, inviato speciale del Presidente francese Francoise Hollande, che ha collaborato con diversi soggetti: l’Alliance of Religions and Conversation (ARC), l’editore Bayard Presse, l’ONG R20 (fondata da Arnold Schwarzenegger) e il Consiglio economico, sociale e ambientale francese (CESE).
#SommetDesConsciences #whydoIcare V. Shiva: c’est la compassion qui fait de nous des Hommes. pic.twitter.com/tvKOd6gODn
— C Guinebretière (@CGuinebretiere) 21 Luglio 2015
Scopo del meeting sarà radunare quanta più opinione pubblica possibile e lanciare una call to action, una chiamata all’azione in vista del vertice UNFCCC che avrà luogo nella capitale francese a partire dal 30 novembre prossimo. I delegati di 195 Paesi del mondo dovranno in quella sede trovare un accordo per tagliare le emissioni globali di CO2, evitando un aumento della temperatura media sul pianeta che rischia di innescare eventi climatici estremi potenzialmente devastanti per le comunità.
Una tirata d’orecchie è arrivata dal Consiglio dei ministri degli Esteri europei, oggi riuniti a Bruxelles. «È necessario – dicono in una nota – intensificare ulteriormente gli sforzi comuni della diplomazia Ue» per far sì che la COP 21 porti ad «un accordo legalmente vincolante a tutte le parti». Un accordo che sia «universale, inclusivo, dinamico e ambizioso». Il trattato che dovrà sostituire il presente accordo, in scadenza nel 2020, «deve anche affrontare in maniera equilibrata le questioni di mitigazione, adattamenti, finanziamenti, tecnologia, capacity building, trasparenza e azione» secondo i ministri. La frase sibillina e interpretabile a piacere, non manca: infatti, può essere letta da diverse prospettive l’idea che il patto climatico rifletta «le realtà e le sfide economiche e geopolitiche in evoluzione».
La realtà dell’azione climatica, al momento, è dominata dalle pressioni delle aziende fossili incapaci di trasformarsi, un fatto che sta zavorrando gli impegni sul clima presi fino ad oggi da una ventina di Stati. Unione Europea compresa, dato che il suo taglio del 40% delle emissioni è target piuttosto conservativo e poco ambizioso. Il quadro generale degli impegni non è più incoraggiante: secondo la NOAA potremmo superare il punto di non ritorno già nel 2042.