Bloomberg analizza il piano di Obama per tagliare le emissioni e fronteggiare il cambiamento climatico e dichiara: sarà difficile da realizzare
(Rinnovabili.it) – Il piano di Obama per far fronte al cambiamento climatico non sarà facile da realizzare. La politica locale rema contro e le rinnovabili non bastano. Lo rivela un’analisi di Bloomberg New Energy Finance e Bloomberg Government, che ha scattato una delle più dettagliate fotografie degli impatti di questa normativa sul Paese.
Rilasciata a giugno, la proposta adotta una complicata formula per definire quale riduzione di emissioni ciascuno Stato dell’Unione dovrà mettere in atto entro il 2030. È toccato all’EPA (Environmental Protection Agency) fare le stime, nel tentativo di dare una indicazione a ciascun governatore in merito ai target da raggiungere nella “pulizia” delle centrali. Le alternative su cui investire, secondo il piano del presidente, sono costituite da energie rinnovabili, misure per l’efficienza energetica e gas naturale. A parte il fatto che quest’ultima fonte può essere sì considerata a basso impatto di carbone, ma quando estratto dalle rocce di scisto presenta una serie di controindicazioni non indifferente (anche a livello climatico), l’obiettivo fissato dall’amministrazione Obama non è proprio a portata di mano. Il team che si è occupato dello studio sostiene siano tre le principali domande su cui concentrarsi:
1.Quanto peserà la riduzione su ciascuno Stato?
La risposta è: dipende. Alcuni dovranno lavorare moltissimo per applicare le modifiche chieste da Obama. Ad esempio Texas, Oklahoma, Washington, Maine e Nevada si trovano davanti una montagna da scalare, dovendo ridurre le emissioni da un minimo del 41% a un massimo del 96%. La difficoltà dipende in larga parte dalle riserve di gas naturale a disposizione di ciascuno Stato, oltre che dal livello di rinnovabili che può raggiungere secondo le previsioni dell’EPA. Significa che alcuni dovranno riformulare completamente o quasi le loro politiche energetiche, mentre altri potranno campare di rendita.
2.Quanto bisogna tagliare per il 2030?
Dopo un picco nel 2005, si è assistito ad un calo del 16% entro il 2012. L’EPA chiede ora un nuovo taglio dal 4 al 18% entro il 2030. Niente di eccezionale a livello federale: il problema sarà a livello locale. Sia a causa dei politici che non vogliono impegnarsi in obiettivi tanto stringenti, sia perché questa è solo la prima di molte normative che verranno approntate dall’agenzia per fronteggiare il cambiamento climatico.
3. Vento e sole sarebbero sufficienti a risolvere il problema?
Tenute a galla dal programma Stimulus del 2009, dal taglio delle tasse e dal calo del costo della tecnologia, le rinnovabili hanno vissuto un periodo di crescita. L’EPA però prevede che fotovoltaico ed eolico avanzeranno a ritmi più blandi nei prossimi anni. Cosa significa? I casi sono due: o il modello dell’EPA è superato, o il recente boom delle rinnovabili è sulla via del tramonto. E questo sarebbe un problema, perché significherebbe che mitigare il global warming potrebbe richiedere ancora grossi cambiamenti o costi più alti.