Molte parole e pochi fatti. Questo è il bilancio sul climate change al World Economic Forum di Davos. A fronte della leadership mondiale UE, sono ancora troppo pochi gli attori politici ed economici mondiali che vedono nel riscaldamento globale una reale minaccia.
Nonostante il clima sia stato il protagonista del World Economic Forum, serve molta più concretezza per affrontare questa sfida globale.
(Rinnovabili.it) – Si è da poco concluso a Davos il World Economic Forum, l’incontro organizzato ogni anno dall’omonima fondazione tra esponenti di primo piano della politica, dell’economia e della finanza internazionale. Quest’anno, i cambiamenti climatici sono stati i protagonisti del palco di Davos, conquistando l’attenzione anche rispetto ad altri temi prioritari come le crescenti disuguaglianze, i problemi strutturali dell’economia mondiale, il rischio della recessione, la guerra commerciale o le pandemie globali. Tuttavia, nessun accordo concreto è stato raggiunto per guidare l’economia globale verso un futuro più “verde”.
Se Francia e Stati Uniti sembrano essere arrivati ad una soluzione sulla cosiddetta “tassa digitale” e 17 membri dell’Organizzazione mondiale del commercio (OMC), tra cui l’Unione Europea e altri grandi paesi come Brasile e Cina, hanno deciso di sbloccare l’attuale stallo in cui versa l’organismo mondiale, per quanto riguarda il clima l’unico risultato ottenuto al World Economic Forum è stato quello di essere presente in ogni discorso. Ma nonostante i buoni propositi, il settore privato non sembra ancora in grado di affrontare la sfida del riscaldamento globale o cogliere le sue opportunità, se non attraverso iniziative come quelle dell’amministratore delegato di Salesforce, Marc Benioff, che ha contribuito a convincere il presidente degli Stati Uniti Donald Trump a piantare un miliardo di miliardi di alberi.
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Per la prima volta dopo 15 edizioni del World Economic Forum, però, il rapporto finale sui rischi globali ha rilevato che le cinque principali sfide economiche sono legate all’ambiente o al clima. Ma secondo un sondaggio condotto da PwC, società di consulenza londinese, il riscaldamento globale non è tra i primi 10 pericoli percepiti dai grandi attori economici e solo il 25% di essi ritiene di poter cogliere le opportunità offerte dalla lotta per il clima.
A portare un po’ di concretezza sull’argomento è stata l’Europa. Le istituzioni e i governi UE hanno presentato dal palco di Davos il Green Deal per raggiungere la “neutralità climatica” entro la metà di questo secolo, mostrando come la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) svolgerà un ruolo fondamentale in questo sforzo, prevedendo di sbloccare 1 miliardo di miliardi di euro in investimenti legati al clima entro il 2030. “Sembra che stia emergendo un cambiamento di atteggiamento nel mondo degli affari e della finanza”, ha dichiarato ad Euroactiv Emma Navarro, vicepresidente della BEI e responsabile della cosiddetta ‘agenda verde’ dell’istituto, “e vi è una crescente consapevolezza che anche loro devono far parte della risposta a questa grande sfida”. Tuttavia, Navarro ha aggiunto che “c’è ancora molto da fare e la complessità della sfida non può essere minimizzata, quindi sarà importante che si realizzino progressi concreti nei prossimi incontri sul clima“.
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