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Stato del clima, l’Omm: per i ghiacciai “la partita è già persa”

In concomitanza con la Giornata mondiale della Terra, l’agenzia Onu fa il punto sui principali indicatori della crisi climatica in corso

Stato del clima: tutti gli allarmi nel rapporto Onu
crediti: Omm

L’Organizzazione meteorologica mondiale pubblica lo State of the Global Climate 2022

(Rinnovabili.it) – L’aumento del livello dei mari viaggia ormai a livello doppio rispetto agli anni ’90, mentre per i ghiacciai “la partita è già persa” perché “la concentrazione di CO2 in atmosfera è già troppo alta”. Sono alcuni dei messaggi lanciati dall’Organizzazione meteorologica mondiale (Omm) in occasione della Giornata della Terra 2023 con il rapporto State of the Global Climate. Nella consueta rassegna a 360 gradi dello stato del clima del Pianeta, l’agenzia Onu aggiorna al 2022 i dati dei rapporti Ipcc, che coprono fino al 2020.

Temperature e gas serra, valori record

Come il recentissimo rapporto del sistema europeo di monitoraggio satellitare Copernicus, anche lo State of the Global Climate conferma che gli ultimi 8 anni, tra 2015 e 2022, sono i più caldi di sempre dall’inizio delle rilevazioni sistematiche, nonostante l’ultimo triennio sia caratterizzato da La Niña, la teleconnessione atmosferica che “raffredda” il clima globale.

Secondo il rapporto dell’Omm, nel 2022 la temperatura del Pianeta è stata di +1,15°C sopra la media 1850-1900, il periodo che viene preso normalmente come riferimento per l’età pre-industriale. La forchetta di errore per questo valore va da +1,02°C a +1,28°C. L’anno precedente (l’ultimo di cui abbiamo dati consolidati) i valori dei gas serra in atmosfera hanno fatto registrare nuovi record: la CO2 a 415,7 parti per milione, ovvero il 149% più dell’età pre-industriale, il metano 1908 parti per miliardo, ovvero ben +262% sulla seconda metà dell’Ottocento, l’NOx 334,5 parti per miliardo vale a dire il 124% più del periodo pre-industriale.

Stato del clima: la crisi climatica e gli oceani

Un altro record molto meno sotto i riflettori riguarda gli oceani. Nel 2022, le masse d’acqua del Pianeta hanno registrato il nuovo primato per quantità di calore. Si tratta di una tendenza al riscaldamento che continuerà per secoli o millenni a prescindere da cosa facciamo oggi. E comporterà un incremento delle ondate di calore marine e profondi cambiamenti negli ecosistemi marini.

Nel frattempo, l’innalzamento del livello dei mari è passato da 2,27 millimetri l’anno del 1993-2002 ai 4,62 mm del 2013-2022. Praticamente il doppio. A questi incrementi ha contribuito in modo sempre più massiccio la fusione delle calotte glaciali: tra 2005 e 2019, le acque di fusione dai ghiacciai terrestri, dalla Groenlandia e dall’Antartide sono responsabili del 36% dell’aumento dei mari, mentre al riscaldamento degli oceani attraverso l’espansione termica va ascritto il 55%.

Allarme fusione dei ghiacciai

Il rapporto sullo stato del clima globale dedica poi molto spazio alle conseguenze del riscaldamento globale sulla criosfera e i ghiacciai. Tra ottobre 2021 e lo stesso mese del 2022, in media i ghiacciai per cui esistono osservazioni di lungo periodo si sono assottigliati mediamente di 1,3 metri. Una perdita molto più consistente di quella degli ultimi decenni. E 6 dei 10 anni peggiori sono avvenuti dopo il 2015.

A guidare la lista degli hotspot per la fusione dei ghiacciai ci sono le Alpi: l’anno scorso è stato infranto ogni record precedente a causa di una combinazione di scarso manto nivale, ondate di calore ripetute e persistenti e un’intrusione di sabbia del Sahara. La Svizzera ha perso il 6,2% del volume dei suoi ghiacciai in 12 mesi, e il 30% negli ultimi 20 anni. L’isoterma degli 0°C il 25 luglio scorso era a 5.184 metri, mai così alta. Secondo l’Ipcc, a livello globale i ghiacciai hanno perso in 30 anni (1993-2019) oltre 6000 miliardi di tonnellate di ghiaccio.