Se restiamo sulla traiettoria attuale di aumento delle temperature, già nel giro di 25 anni verrà meno la “barriera” di acqua fredda al di là dello stretto di Gibilterra che, finora, impedisce alle specie tropicali di farsi strada nel Mediterraneo. Nello scenario emissivo peggiore, entro il 2100 queste specie colonizzeranno tutto il Mare Nostrum
Lo studio su PNAS è coordinato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli
(Rinnovabili.it) – Entro metà secolo lo stretto di Gibilterra non sarà più una barriera invalicabile per le specie marine tropicali dell’Atlantico. Anche in uno scenario emissivo moderato (RCP4.5), la traiettoria di riscaldamento globale su cui ci troviamo ora. E nel caso peggiore (RCP8.5), nel 2100 il Mare Nostrum potrebbe diventare completamente tropicalizzato. Le specie invasive nel Mediterraneo provenienti dall’Atlantico prenderebbero il sopravvento ovunque.
“L’invasione dell’Atlantico tropicale si aggiungerà all’invasione indo-pacifica in corso attraverso il Canale di Suez, trasformando irreversibilmente l’intero Mediterraneo in un nuovo ecosistema senza precedenti nella storia umana”, scrive un gruppo di ricercatori guidato dalla Stazione Zoologica Anton Dohrn di Napoli in uno studio pubblicato di recente su PNAS.
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Che questa “invasione” si verificherà e con che tempi lo suggerisce lo studio dei resti fossili di specie marine atlantiche che risalgono all’ultimo periodo interglaciale, fra 135.000 e 116.000 anni fa. Si tratta del periodo più recente in cui la temperatura globale era più alta di oggi e viene considerato un buon riferimento per comprendere come potrebbero cambiare gli ecosistemi (e il sistema climatico terrestre nel suo complesso) nei prossimi decenni.
Al centro dello studio c’è una serie di molluschi tropicali che oggi hanno un areale situato al largo dell’Africa occidentale. Dai registri fossili emerge che in condizioni 0,5-1°C più calde di quelle di oggi, cioè nel clima di 135.000 anni fa, queste specie sono riuscite a farsi strada facilmente nel Mediterraneo.
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A frenarli, oggi, è soprattutto un fattore: una “barriera” di acqua fredda collocata al largo dell’Africa nordoccidentale. Che con il proseguire della crisi climatica si indebolirà, spalancando la strada alla risalita di queste specie invasive verso il Mediterraneo. Il fenomeno è noto come upwelling e consiste nella risalita, verso la superficie, di grandi masse di acque oceaniche profonde e più fredde. È questa barriera che oggi impedisce non solo a quelle specie di molluschi, ma alla gran parte delle specie tropicali, di penetrare attraverso lo stretto di Gibilterra.