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Rotta del Mare del Nord: la lunga estate artica fa bene al commercio

In crescita i transiti completi, quasi il doppio dell’anno scorso, mentre l’Artico tocca il suo secondo peggior risultato di sempre per l’estensione dei ghiacci

Rotta del Mare del Nord
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Lungo la Rotta del Mare del Nord è passato il 20% di navi in più del 2019

(Rinnovabili.it) – La Rotta del Mare del Nord non è mai stata così trafficata. E il 2020 ha fatto registrare un aumento corposo rispetto all’anno precedente, sia dei transiti completi che del numero di navi che si avventurano lungo questo tragitto. Dati, questi, che aiutano a misurare la portata dello scioglimento dei ghiacci artici.

A monitorare la situazione del commercio internazionale nella regione artica è il Center for High North Logistics (CHNL) della Nord University Business School norvegese. I ricercatori scandinavi hanno registrato 62 transiti completi attraverso la Rotta del mare del Nord fino al 9 dicembre. Nel 2019, invece, erano stati appena 37. La rotta permette di collegare i mercati europei a quelli asiatici risparmiando diverse migliaia di chilometri – quindi giorni di navigazione, che si traducono in merci a costo minore – e evitando i ‘colli di bottiglia’ del canale di Suez e dello stretto di Malacca.

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“Quest’anno c’è stato il numero più alto di viaggi come transito completo”, spiega a Reuters Sergey Balmasov del CHNL, aggiungendo che “consideriamo le condizioni di ghiaccio favorevoli in questa stagione di navigazione come una delle ragioni della crescita”.

I dati della NOAA americana certificano che il 2020 è stato il 2° anno peggiore in assoluto per i ghiacci artici. La calotta polare ha stentato a ricostituirsi, con il mare di Laptev – soprannominato la ‘culla dei ghiacci’ per il suo ruolo nel chiudere l’estate artica – che a fine ottobre era ancora quasi del tutto libero dai ghiacci. Una prospettiva che non va a incidere solo sul numero di transiti completi, ma anche su quelli delle navi che si cimentano con la rotta. Nel 2020, secondo il CHNL, sono state ben 331, quasi il 20% in più rispetto alle 277 dell’intero 2019.

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A guidare i transiti sono i paesi produttori di materie prime – principalmente in Russia, Cina e Canada – che inviano lungo la Rotta del Mare del Nord soprattutto ferro, petrolio, gas naturale liquido e altri combustibili.

Non stupisce quindi che Pechino abbia appena annunciato l’intenzione di lanciare nello spazio entro il 2022 un satellite riservato proprio al monitoraggio delle rotte artiche, in modo da ottimizzarne lo sfruttamento commerciale. La Russia, dal canto suo, quest’anno ha reso pubblica la sua strategia per l’Artico al 2035, che prevede tra le altre cose l’espansione della flotta di navi rompighiaccio e una crescita quasi bulimica delle infrastrutture nella regione (porti, aeroporti, ferrovie, cavi sottomarini).