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Rischio siccità 2023: per 3,5 mln di italiani non garantita l’acqua potabile

I livelli nivologici sono bassissimi e già adesso la portata dei fiumi al Nord evidenzia uno stato di estrema sofferenza. Dalla neve sulle Alpi dipende il 60% dell’acqua dolce in pianura padana. I dati del monitoraggio Anbi

Rischio siccità 2023: il 15% dell’Italia in siccità severa o estrema
Il Po all’altezza di Voghera il 15 febbraio scorso. Crediti: Copernicus

A Torino la portata del Po è 4 volte più bassa della norma per questo periodo dell’anno

(Rinnovabili.it) – Un febbraio senza pioggia acuisce il rischio siccità 2023. Tra il 6 e il 15% degli italiani, oggi, secondo dati del Cnr vive in una zona che sta attraversando una fase di siccità severa o estrema. Lo sottolinea l’Anbi ricordando che la crisi idrica non riguarda solo l’agricoltura ma anche, sempre di più, l’acqua per uso potabile. “Dati alla mano è lecito ritenere che, per almeno tre milioni e mezzo di italiani, l’acqua dal rubinetto non può più essere data per scontata” è il commento di Francesco Vincenzi, presidente dell’Associazione Nazionale Consorzi di gestione e tutela del territorio e acque irrigue.

Poca neve aumenta il rischio siccità 2023

Ad acuire il rischio siccità 2023 interviene un manto nevoso scarso e sempre più sottile. Secondo i dati di Fondazione CIMA, le nevicate di fine gennaio avevano dato un sollievo solo passeggero. Restava a -35% il deficit di neve rispetto alla media degli ultimi 10 anni in termini di Snow Water Equivalent, cioè la riserva idrica contenuta nella neve. Percentuale che nel bacino del Po saliva al -61%. Dalle nevi alpine dipendono circa 6 litri su 10 di acqua del Po e dei suoi affluenti lungo l’intero anno.

Febbraio non ha aiutato. “Le temperature miti del mese in corso fanno sì che il già scarso manto nevoso nelle regioni alpine si assottigli ulteriormente. L’Autorità di bacino distrettuale del fiume Po  stima in 1.800 milioni di metri cubi il valore disponibile SWE (Snow Water Equivalent) su tutto il bacino padano”, specifica l’Anbi.

La situazione al Nord

Poco, pochissimo. Con conseguenze già pienamente visibili sui fiumi. In Piemonte soffrono quasi tutti i corsi d’acqua: Sesia -74%, Stura di Demonte -52%, Stura di Lanzo -34%, Toce -46%. Solo Pesio e Tanaro sono in leggera ripresa. Ma sempre con portate inferiori all’anno scorso e più basse del 77,5% rispetto alla media. In Lombardia ha nevicato di più ma i livelli nivologici restano il 59% sotto la media storica e le riserve idriche sono più che dimezzate, più o meno come l’anno scorso.

“E’ drammatica la condizione del fiume Po che, lungo tutta l’asta, registra portate al di sotto del minimo storico ed ovviamente inferiori al 2022” scrive l’Anbi nel monitoraggio periodico. A Piacenza la portata è -23,53%, ma più a monte lo scarto con la media arriva al -73%. A Torino, la portata è di 15,7 metri cubi al secondo, quando normalmente in questo periodo è 60,2. Quattro volte più bassa della norma. E verso la foce, a Pontelagoscuro, si è ormai vicini al limite minimo di portata per contrastare l’avanzamento del cuneo salino.