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Tutti i record del riscaldamento globale nell’Artico del 2023

L’estate 2023 (luglio-settembre) è stata la più calda dal 1900, mentre tutte le altre stagioni hanno sfiorato valori record per le temperature dell’aria. Al picco dell’estate artica la calotta polare era 1,21 mln km2 meno estesa rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Il trend dal 1979 segna -43%

Riscaldamento globale nell’Artico: i record del 2023
Le anomalie termiche nell’Artico durante l’estate. Crediti: NOAA

Il rapporto annuale della NOAA

(Rinnovabili.it) – Impatti “inequivocabili” e “potenziati dai cambiamenti climatici” sulle persone e sugli ecosistemi oltre i 60° di latitudine nord. Il riscaldamento globale nell’Artico continua a correre a ritmo doppio rispetto al resto del Pianeta. Mentre gli eventi – molti dei quali da record – che hanno costellato il 2023 del Polo Nord alimentano l’allarme per le conseguenze di portata globale che si possono innescare. Lo afferma la National Oceanic and Atmospheric Administration (NOAA) degli Stati Uniti nel rapporto annuale sullo stato del cambiamento climatico nell’Artico.

Riscaldamento globale nell’Artico: estate da record

L’estate 2023 nell’Artico è stata la più calda dal 1900, mentre il periodo tra ottobre 2022 e settembre 2023 (l’anno artico è misurato sulla base dei cicli di formazione e fusione della calotta) si posiziona al 6° posto nella serie storica con un’anomalia termica di +0,77°C rispetto alla media degli ultimi 30 anni. Anche le altre stagioni hanno comunque registrato valori prossimi a quelli record, posizionandosi tutte oltre il 90° percentile e con valori estremi vicini ai +5°C.

Il primo impatto delle temperature molto più calde della media in superficie si riverbera sulla parte superiore della colonna d’acqua. E quindi sul tasso di fusione della calotta. A settembre, quando si registra il minimo di estensione al culmine dell’estate artica, la superficie di oceano coperta da ghiaccio marino era la 6° più piccola di sempre, inferiore anche ai valori già minimi del 2021 e del 2022. Ed è restata ovunque al di sotto del 10° percentile rispetto alla media storica (dal 1979 a oggi). Con oltre il 20% in meno di superficie rispetto all’estensione media del 1991-2020, a settembre mancavano 1,21 mln km2 di ghiaccio marino. Un dato che prolunga la tendenza netta alla diminuzione della calotta polare, oggi il 43% in meno rispetto al 1979.

La Groenlandia, dal canto suo, ha perso 158,7 Gt di massa ghiacciata, in linea con il trend negativo che prosegue dal 1998. Il rinverdimento della tundra nell’Artico è stato il terzo più alto nei dati satellitari da 24 anni a questa parte, con un leggero aumento rispetto al 2022. “L’Artico continua una tendenza di aumento di arbusti, salici e ontani dove una volta c’era la tundra”, si legge nel rapporto. Mentre la combinazione di alte temperature e aumento del livello dei mari sta aumentando la fusione del permafrost – sia terrestre che sottomarino – con un incremento, ancora non quantificato, delle emissioni di metano.