Il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico calcola la data a partire da NDC attuali e budget di carbono rimanente. Fra 2020 e 2030 emetteremo 420-440 Gt CO2, ma il tetto prima di sforare è a quota 500 Gt CO2. Di questo passo, supereremo anche i 2°C prima del 2050
La soglia di riscaldamento globale di 1,5°C è l’obiettivo climatico di questo decennio
(Rinnovabili.it) – Anche rispettando alla lettera gli impegni sul clima depositati alla Convenzione quadro dell’Onu sui cambiamenti climatici (Unfccc), raggiungeremo la soglia di riscaldamento globale di 1,5°C al più tardi nel 2032, fra appena 9 anni. Lo ha calcolato l’Ipcc, il Panel intergovernativo sul cambiamento climatico, in un documento allegato al Synthesis Report dell’AR6 pubblicato il 17 aprile.
Perché è bene non superare gli 1,5°C?
In questi anni molti studi, usando metodologie e punti di partenza diversi, hanno fornito stime sulla data più probabile in cui sforeremo la soglia più ambiziosa stabilita dal Paris Agreement. Con un riscaldamento globale di 1,5 gradi e oltre, secondo gli scienziati, l’impatto della crisi climatica diventa sensibilmente maggiore e si possono innescare dei meccanismi di feedback positivi che portano al rapido degrado, e quindi al collasso, di interi ecosistemi. Le loro interazioni con il resto del Pianeta sono complesse da comprendere e questo tiene viva la possibilità che possa innescarsi un effetto domino con conseguenze pesantissime.
Secondo il PIK di Podsdam, sforare gli 1,5 gradi aumenta del 72% la probabilità di innescare tipping point (il livello di global warming considerato “sicuro” l’abbiamo comunque già superato: è +1°C). Uno studio guidato dal Max Planck Institute for Meteorology di Amburgo pubblicato l’anno scorso fissa al 2035 l’anno più probabile dello sforamento, calcolandolo sulla base degli ultimi dati forniti proprio dall’Ipcc con l’AR6 WGII. Nel 2018, lo stesso Ipcc nel suo rapporto speciale sugli 1,5 gradi fissava la fatidica data in una forchetta che va da 2030 al 2052.
Le nuove stime Ipcc sul riscaldamento globale di 1,5°C
Come arriva alla data del 2032 l’ultimo rapporto dell’Ipcc? Il punto di partenza sono le emissioni incorporate negli NDC, i cosiddetti “contributi determinati a livello nazionale” (Nationally Determined Contributions), cioè le promesse sulle riduzioni delle emissioni di gas climalteranti che ciascuno dei 193 Stati che fanno parte dell’Unfccc e partecipano alle varie Cop sono tenuti a depositare ufficialmente e aggiornare nel tempo.
Calcolando il peso sul clima degli NDC, l’Ipcc stima che le emissioni cumulative nel periodo 2020-2030 saranno 420-440 miliardi di tonnellate di CO2 (Gt CO2). La parte alta della forchetta rispecchia il rispetto dei soli contributi incondizionati, quelli cioè che i paesi si impegnano a rispettare con le sole loro risorse. Il valore più basso invece riflette anche l’apporto dei contributi condizionati, ovvero quelli che i paesi forniranno se ricevono adeguata assistenza finanziaria.
L’Ipcc prende quindi la stima mediana, 430 Gt CO2, e la confronta con il budget di carbonio rimanente per stare sotto un riscaldamento globale di 1,5°C, cioè 500 Gt CO2 emesse cumulativamente a partire dal 2020 per avere almeno una probabilità del 50% di rispettare la soglia (dato preso dal primo dei tre rapporti dell’Assessment Report 6 pubblicati tra 2021 e 2022, l’AR6 WGI). “Le emissioni cumulative di CO2 nel 2020-2030 equivalgono all’86% del budget di carbonio rimanente, lasciando un budget di carbonio post-2030 di circa 70 (60-80) Gt di CO2, che equivale a circa due anni di emissioni totali di CO2 previste per il 2030”, conclude l’Ipcc. Dopo altri 7 anni, cioè prima del 2040, con lo stesso tenore emissivo toccheremmo quota 1,7°C di riscaldamento globale.
Leggi qui l’addendum al Synthesis Report dell’Ipcc