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Riscaldamento degli oceani, in 15 anni aumento record ma non sappiamo perché

Uno studio su Earth System Science Data rileva un aumento senza precedenti del calore accumulato negli oceani e si interroga sulle sue cause e su come può interagire con il resto del sistema climatico del Pianeta

Carbonio negli oceani: ecco come si incepperà l’assorbimento di CO2
Foto di Ryan Loughlin su Unsplash

In 15 anni la Terra ha accumulato più calore di quello assorbito nei precedenti 45 anni

(Rinnovabili.it) – Il riscaldamento degli oceani può cambiare il clima globale in modi che non ci aspettiamo? È la domanda al centro di uno studio pubblicato su Earth System Science Data. Parte da un dato che sta prendendo in contropiede gli scienziati del clima: la temperatura superficiale dei mari quest’anno ha segnato un nuovo record, e non siamo ancora sicuri del perché sia successo. Né di come questo evento possa interagire con altri fenomeni climatici, a partire da El Niño.

Da dove deriva il riscaldamento degli oceani?

L’aspetto più preoccupante è che questo riscaldamento è incredibilmente rapido. Per quantificarlo, gli autori dello studio sono partiti dallo squilibrio energetico della Terra, cioè la differenza tra la quantità di calore che il Pianeta riceve dal Sole e quello che viene riflesso nello spazio.

La maggior parte della radiazione solare, l’89%, viene assorbita dalle masse oceaniche. Il risultato: in 15 anni abbiamo raddoppiato il bilancio energetico terrestre. La quantità di calore assorbito negli ultimi 3 lustri è quasi uguale a quello trattenuto nei 45 anni precedenti. E negli ultimi 40 anni il riscaldamento degli oceani è aumentato di +0,6°C, due terzi dell’incremento complessivo registrato dal 1850 a oggi (+0,9°C). Tra il 1971 e il 2020, il tasso di riscaldamento è stato mediamente di 0,48±0,1 W m2. Ma dal 2005 il valore è salito a 0,76±0,2 W m2.

Un indicatore climatico fondamentale

Da cosa dipende? C’è la mano dell’uomo o è solo un fenomeno legato alla variabilità naturale del Pianeta? O un mix delle due cause? Gli scienziati non hanno ancora una risposta ma, dati alla mano, sottolineano che il bilancio energetico terrestre dovrebbe entrare di diritto tra gli indicatori usati dalla diplomazia climatica per calcolare i risultati sulle emissioni e calibrare le azioni future.

“Lo squilibrio energetico della Terra è l’indicatore climatico globale più fondamentale che la comunità scientifica e l’opinione pubblica possono utilizzare come misura di quanto il mondo stia facendo bene nel compito di mettere sotto controllo il cambiamento climatico antropogenico”, scrivono gli autori. “Inoltre, questo indicatore è altamente complementare ad altri già consolidati, come la temperatura superficiale media globale, in quanto rappresenta una misura robusta del tasso di cambiamento climatico e di quello futuro a cui siamo vincolati già oggi”.