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Per il 6° anno di fila, il riscaldamento degli oceani segna un nuovo record

Come ogni anno, il team di ricerca guidato da Lijing Cheng misura la quantità di calore intrappolata dai mari del Pianeta nell’anno precedente. Rispetto al 2020 gli oceani hanno assorbito da 14 a 16 zettajoule (ZJ) in più, attutendo l’impatto del global warming. Con 2,2 ZJ si aumenterebbe di 1°C la temperatura dell’atmosfera

Riscaldamento degli oceani
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Il riscaldamento degli oceani ha raggiunto i 227-235 zettajoule sopra la media 1981-2010

(Rinnovabili.it) – Per il sesto anno consecutivo, nel 2021 le temperature degli oceani hanno segnato un nuovo record di caldo. La colonna d’acqua dei 2000 metri più superficiali ha battuto anche i primati del 2020 e del 2019, nonostante la presenza del fenomeno climatico La Niña nell’anno appena concluso. Il riscaldamento degli oceani è uno degli indicatori più solidi del riscaldamento globale di origine antropica, dal momento che i mari assorbono circa il 90% dell’incremento di temperatura generato dall’emissione di gas serra.

La quantità di calore stoccata in acqua è quindi enorme. Nel 2021 il riscaldamento degli oceani è stato fra 227 e 235 zettajoule (ZJ, 1.000 miliardi di miliardi di joule) superiore alla media del periodo 1981-2010. Per avere un termine di paragone, il consumo annuale di energia dell’umanità è pari a 0,5 ZJ. Con 2,2 ZJ si può aumentare la temperatura dell’atmosfera di 1°C.

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Il 2020 si era fermato a un aumento di 211-221 ZJ, a seconda che si impieghi il metodo di calcolo dei National Centers for Environmental Information (NCEI) del NOAA statunitense o quello dell’Institute of Atmospheric Physics Chinese Academy of Sciences. Il 2019 era stato da 17 a 21 ZJ più basso dei valori di calore accumulati nel 2021.

Le conseguenze del riscaldamento degli oceani hanno una portata globale e un impatto duraturo. Acque più calde occupano anche più volume perché si dilatano: in parte, l’innalzamento del livello dei mari dipende dal global warming. Temperature maggiori delle acque superficiali sono direttamente connesse con l’aumento di intensità di tempeste, uragani e tifoni e rendono più probabile che tocchino terra quando sono ancora al massimo della loro potenza e che si spingano più all’interno. L’assorbimento di CO2 dall’atmosfera provoca l’acidificazione degli oceani, che ha un impatto sia sulle barriere coralline (dai cui ecosistemi dipendono 500 milioni di persone) sia sulle capacità di adattamento di alcune specie ittiche.

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A riscaldarsi di più, secondo i dati raccolti dai 23 autori dello studio apparso ieri sulla rivista Advances in Atmospheric Sciences, sono l’oceano Atlantico e quello Meridionale. Tuttavia, anche il Mediterraneo nel 2021 ha segnato un nuovo record, staccandosi nettamente dai valori degli anni precedenti.