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Quanta informazione sulla crisi climatica si fa in Italia?

Uno studio commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia ha monitorato l’informazione sulla crisi climatica nel nostro Paese: i tg dedicano meno dell’1% dello spazio al tema, le trasmissioni televisive il 6,2% del loro spazio totale.

Quanta informazione sulla crisi climatica si fa in Italia?
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I TG nazionali dedicano solo l’1% dello spazio all’informazione sulla crisi climatica

(Rinnovabili.it) – Uno studio commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia ha monitorato l’informazione sulla crisi climatica nel nostro Paese. Esaminando il periodo da gennaio ad aprile 2022, l’indagine mostra come i telegiornali nazionali dedichino appena l’1% dei propri spazi al tema. Il monitoraggio ha riguardato tutte le edizioni della sera dei TG delle emittenti Rai, Mediaset e La7, e  si è esteso anche a un campione di sei trasmissioni di approfondimento: Unomattina e Cartabianca in onda sulle reti Rai, Mattino 5 news e Quarta Repubblica su Mediaset e L’aria che tira e Otto e mezzo tra i format di La7.

Analisi dell’informazione sulla crisi climatica

L’informazione sui cambiamenti climatici in Italia trova uno spazio residuale nelle principali emittenti nazionali. Lo studio “Analisi dell’informazione sulla crisi climatica”, commissionato da Greenpeace all’Osservatorio di Pavia, è partito da un’analisi preliminare quali-quantitativa su una serie di parole chiave: clima, climate change, climatic-, decarbonizzazione, effetto serra, emissioni climalteranti, gas serra, global warming, riduzione/abbattimento/azzeramento (e sinonimi) delle emissioni, riscaldamento/surriscaldamento globale.

I risultati mostrano che nelle edizioni serali dei TG nazionali, nel periodo preso in considerazione, è stato lasciato al clima meno lo 0,7% dello spazio mediatico: 96 notizie su 14.211. Le testate che si sono dimostrate più attente sono TG5, TG1 e TG3, ma la loro media è comunque a livelli molto bassi: la crisi climatica è stata citata esplicitamente nei loro servizi al massimo 6 volte al mese. C’è chi però fa di peggio, come il TG La7 e il TG4, che parlano del tema appena una volta ogni due mesi.

Anche l’analisi delle trasmissioni di approfondimento conferma questi dati: solo il 6% delle puntate trasmesse nel periodo indagato è stato dedicato all’informazione sulla crisi climatica. Su 388 appuntamenti, appena 6 hanno toccato il tema.  Il campione monitorato per le trasmissioni televisive è in questo caso è di 24 puntate complessive ed equivale al 6,2% del totale.

La trasmissione più virtuosa proporzionalmente al numero di puntate è Cartabianca, il programma di Bianca Berlinguer su Rai3, che ha ne parlato in un terzo delle puntate e sempre in maniera esplicita. Il format che vi ha dedicato un maggior numero di puntate è invece Unomattina (Rai1), che ha raggiunto quota 12. Fanalino di coda di ogni classifica La7, le cui due trasmissioni analizzate hanno mostrato pessime performance: mentre l’Aria che tira non ha mai parlato di crisi climatica, Otto e mezzo lo ha fatto solo una volta e non in maniera esplicita.

Il contenuto della (poca) informazione sulla crisi climatica in TV

Lo studio ha approfondito anche il contenuto dello spazio dedicato al tema, riscontrando che la crisi climatica è presentata essenzialmente come un problema ambientale, presente in TV solo nei giorni successivi a eventi climatici estremi. A parlare di clima sono in genere invitati esperti, ricercatori e scienziati, mentre sulla stampa è dato maggiore spazio alle aziende. In gran parte dei casi gli ospiti intervistati sono qualificati come impegnati sul fronte del contrasto ai cambiamenti climatici o per la decarbonizzazione (29 voci su 44).

Anche la definizione dei responsabili risulta ambigua: i combustibili fossili sono citati nei telegiornali una volta su 10, e mai, in nessuno spazio mediatico, si parla di “colpevoli” della crisi.

Grande assente anche il greenwashing, insieme – unica nota positiva – alle posizioni negazioniste.

Anche quando si parla di conseguenze della crisi climatica, in genere ci si riferisce a impatti di tipo ambientale, senza tener conto di quelli sociali, economici, psicologici o politici.