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Petersberg Climate Dialogue: da che parte sta la Germania?

Se, da una parte, il governo tedesco sembra appoggiare la Commissione Europea rispetto agli obiettivi climatici 2030, dall'altra rimane molta incertezza sui dettagli operativi della strategia climatica nazionale.

Petersberg Climate Dialogue
Credits: 272447 da Pixabay

Inaugurato lo scorso lunedì, il Petersberg Climate Dialogue mette in luce le incertezze tedesche sul clima

(Rinnovabili.it) – L’annuale Petersberg Climate Dialogue è stato inaugurato lo scorso lunedì da un appello a porre la protezione del clima al centro della ripresa economica europea. L’evento, organizzato ogni primavera dalla Germania dopo il fallimento del vertice di Copenaghen del 2009, è il primo grande incontro internazionale sul clima del 2020 che, co-presieduto dal ministro britannico dell’Energia Alok Sharma, riunisce una trentina di paesi, tra cui Cina, India e Giappone, nonché rappresentanti di piccoli stati insulari particolarmente colpiti dai cambiamenti climatici.

“La pandemia non cambia solo il modo in cui comunichiamo, ma anche ciò di cui parliamo. La questione di come la comunità internazionale organizza il riavvio dell’economia è cruciale per la protezione del clima, ha dichiarato il ministro dell’Ambiente tedesco, Svenja Schulze, nel suo discorso di apertura. “A differenza del coronavirus, conosciamo già i vaccini contro la crisi climatica. Sono disponibili, convenienti e rendono la nostra vita migliore. Pertanto, i prossimi pacchetti di stimolo economico dovrebbero essere progettati tenendo conto della protezione del clima, ha sottolineato.

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Il Petersberg Climate Dialogue è di particolare importanza quest’anno poiché la COP26, originariamente prevista per novembre, è stata rinviata al 2021. Durante il vertice, l’UE avrebbe dovuto annunciare l’intenzione di rendere più ambiziosi gli obiettivi climatici 2030. Rispetto a ciò, Schulze ha espresso soddisfazione per la decisione della Commissione Europea di aumentare il taglio delle emissioni tra il 50 il 55%. Tuttavia, ha affermato che il governo tedesco non ha ancora concordato quale delle due opzioni sosterrà. A questo proposito, la Commissione sta attualmente conducendo una consultazione pubblica.

Fino a nuovo avviso, la prossima data chiave per gli impegni internazionali sui cambiamenti climatici rimarrà il vertice UE-Cina, che si terrà a Lipsia dal 13 al 15 settembre. Se l’Unione europea dovesse annunciare un nuovo obiettivo climatico rinnovato per il 2030, potrebbe sfruttare questa opportunità per trascinare la Cina dalla sua parte.

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La Germania, però, non ha ancora presentato il suo piano nazionale per il clima (PNIEC), previsto per la fine del 2019, e sta bloccando il processo della Commissione per raggiungere un nuovo obiettivo climatico. Solo altri tre paesi – Romania, Irlanda e Lussemburgo – non hanno ancora presentato i loro piani, il che aumenta la pressione sulla presidenza tedesca del Consiglio dell’UE, che inizierà a luglio, per arrivare in tempo ad una decisione per il 2030.

In Germania, infatti, l’obiettivo climatico per il 2020 è stato raggiunto solo grazie alla pandemia e l’espansione delle energie rinnovabili è in profonda crisi. L’industria solare teme la perdita di decine di migliaia di posti di lavoro se i grandi impianti perdono il diritto ai sussidi statali a causa del limite di 52 GW. Sebbene i partiti governativi vogliano alzare questo limite, la CDU (Unione cristiano-democratica) e la CSU (Unione cristiano-sociale) insistono sul fatto che ciò può essere fatto solo attraverso una decisione sulle nuove regole di distanza per le turbine eoliche.

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All’inizio del Petersberg Climate Dialogue, 68 società tedesche hanno inviato un appello al governo, attraverso cui chiedono l’attuazione del Green Deal e “ambiziosi obiettivi climatici per tutti i paesi in conformità con l’accordo di Parigi sulla protezione del clima. Le società che hanno sottoscritto l’appello rappresentano tutti i settori produttivi, tra cui l’industria chimica, l’ingegneria meccanica e dei veicoli, il settore finanziario, l’edilizia e la mobilità.